L’aleph quotidiano

Tutte le parti della casa si ripetono, qualunque luogo di essa è un altro luogo. Non ci sono una cisterna, un cortile, una fontana, una stalla; sono infinite le stalle, le fontane, i cortili , le cisterne. La (mia) casa è grande come il mondo”.

Alla fine, in pochi giorni, ho letto “l’Aleph” di Borges. Preso per caso in offerta, inclusa una coperta in pile in omaggio, ravanando in un banchetto di libri in super-economica di super autori. Non conoscevo Borges, una mia gravissima mancanza. E subito mi sono appassionato ai suoi doppi, ai labirinti fisici e del pensiero, alla costruzione delle storie, allo sfoggio di una cultura mostruosamente ricca, ma leggera, non pedante. Con Borges il lettore instaura subito una sorta di familiare complicità, ci sono sospensioni, coinvolgimento e poi, d’un tratto, lo scrittore cambia piano temporale, punto di vista, soggetto, rivelando passaggi segreti, deviazioni inattese, incongruenze plausibili, inganni. L’Aleph è dio e la complessità dell’universo. Un punto che contiene tutto. In cui ci sono anch’io (chissà perché), un pò smarrito.