Luoghi pazienti

Sono di nuovo in ospedale per un intervento. Nulla di grave, giusto la rimozione di una placca dal mio avambraccio sinistro. Siamo stati bene io e la mia placca in questi due anni. Una cosa sola, praticamente. Alla fine dell’intervento il chirurgo mi ha mostrato il pezzo rimosso: lucido e brunito. Non un’incrostazione o goccia di sangue.

Dunque le nostre strade si sono divise. Adesso soffro.

Alessandro Magno conquista il mondo, e poi? Costruisce un’astronave e invade Marte

Ultimamente mi piacciono i titoli lunghi e densi. È un periodo dell’anno viscoso che stenta a liberarsi di scorie e “pesantume “. Controbatto con buone letture (in particolare, la frase del titolo è rubata a quel genio della scrittura che è Paul Auster) e film (e in questo caso rivedere The Commitments 28 anni dopo .. beh, wow!) .

Non sono Alessandro Magno, vivo le vite di altri, mi angoscio il giusto, a volte mi sembra di essere felice. E soprattutto non andrò mai su Marte.

Contemplatori di cappuccini

Oggi guardavo il mio cappuccino appena sfornato dalla macchina, in tazza bianca. Corredato di zucchero di canna e cucchiaino. Manico orientato ad ovest. Sopra il barista ha disegnato un cuore fiammeggiante. Intorno erano rumore e parole spese al vento e titoli di giornale e tutto il mondo che si affanna senza senso. Mai lui era lì, cappuccino perfetto, eroe del silenzio…

comunque a me pare un fesso

Con questo testo lapidario, un utente su facebook ha liquidato la discussione sorta intorno alla figura del cantante Sfera Ebbasta, “istigatore all’uso di sostanze stupefacenti”, come da recente esposto in Procura.

Che dire di questo “giovin artista” cresciuto a Cinisello Balsamo? Su cosa concentrarsi? Sui suoi tratti appariscenti? Sui suoi tatuaggi? Sui testi delle sue canzoni? Qui è tutto uno strapparsi le vesti sui presunti cattivi maestri, sulla latitanza dei genitori e si scomodano paragoni micidiali sul valore e significato dei percorsi artistici “contro”.

Mentre scrivo questo post ho messo di sottofondo la canzone “Tran tran” del suddetto (63.952.455 visualizzazioni sul relativo canale youtube, ad oggi). Giusto per entrare nel mood e trovare ispirazione. L’ispirazione ovviamente non c’è, per una mia tara personale. Troppa distanza generazionale, ma soprattutto troppa musica ascoltata prima di Sfera. Magari non tutta bella, magari non tutta significativa, ma anni luce migliore dei brani uguali e insignificanti del rapper. Rapper? Parola grossa e scomodata per descrivere ‘sti ometti appariscenti che fanno le pose  e le facce cattive per poi scrivere canzoni  sui figli appena nati che manco De Amicis! Sfera imperversa e va bene per i tik tok. Con il sound distorto e le moine delle ragazzine che si riprendono nelle camerette e nei bagni sognando spazi più grandi di una periferia anonima. Tutti chiusi nei piccoli mondi, nelle scatole.

Sfera, fino a poco tempo fa, non se lo cagava (linguaggio giovanile) nessuno. Al punto che il suo primo disco lo ha messo gratis on line. Ma adesso è un trend setter. E’ l’uomo della polemica (tragica) dopo la morte in discoteca al suo concerto. Sfera fa 1.271.171 (sempre ad oggi) iscritti al suo canale youtube, il suo trampolino di lancio nel mondo della musica diffusa on line. Quella che non conosce vinile, ma solo cuffiette e consumo rapido.  Sfera, se si usa un metro di paragone moderno, ha raccolto più preferenze di Potere al popolo, Casa Pound Italia, Il popolo della famiglia, Italia agli italiani e Partito comunista alle ultime elezioni per la Camera dei deputati. Avrebbe diritto ad almeno 14 seggi in parlamento, visto che la politica si fa in base ai tweet ed alle visualizzazioni, ma sopratutto a chi la spara più grossa.

Sfera  è mainstream. E’ meglio di una poesia barbosa imparata a scuola. Vuoi mettere:

Ti ho portato un pacco, happy birthday
Sono Kurt, cerco la mia Courtney Love (Yeah!)
Oh my God, quanti soldi
Voglio una tipa che balla il raggaeton
Brutto stronzo, happy birthday! (Ah, yeah)
È il mio compleanno tutti i giorni ma (Yeah!)
Señorita perché non rispondi (Ah, yeah)
Ti ho lasciato sei messaggi sull’iPhone (Yeah!)

contro

Aneliti brevi di foglie,

sospiri di fiori dal bosco

esalano al mare: non canto non grido

non suono pe ’l vasto silenzio va.

E allora sapete cosa?

Fanculo D’Annunzio, fanculo il vecchiume, fanculo la scuola. Fanculo gli adulti. Fanculo pure i piccoli. Fanculo Salvini, Fanculo Renzi. Fanculo Piero Angela e la Orsomando. Fanculo Mollica, Fellini e Benigni. Fanculo Moretti. Fanculo Tarantino. Fanculo i  Coldplay. Fanculo Feltri e Gad Lerner. Fanculo Lilli Gruber  e Mara Venier. Fanculo pure la Carrà, Mina e Battisti. Fanculo Ceccherini e Verdone. Fanculo pure Sergio Leone.

Fanculo questo, fanculo quello, mi ritroverò solo come un bischerello.

Scusate m’è partito il rap involontario. Vado ad aprire subito il mio canale youtube personale. Dovessi riuscire ad alzare qualche soldo. Per manifesta mancanza di talento.

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PS Poi ci sarebbero il senso del ridicolo e la dignità. Ma questi sono concetti troppo alti e incomprensibili ai più …

 

 

droghe invisibili

Avete presente il film “Smetto quando voglio”? Dai, quello con i ricercatori universitari squattrinati e talentuosi che mettono su una banda che spaccia droghe sintetizzate, ancora non riconosciute e classificate e, pertanto, “legali”. Dai quel film con Pietro Zinni, i latinisti benzinai, er Murena che  è il più cattivo di tutti (ma alla fin fine anche lui è un talento geniale mancato)?

Ecco adesso è tutto vero e lo potete provare (se volete),  come spiegano chiaramente  qui

Ma io sono un tradizionalista, rimango legato al passato. Che volete farci, la chimica non è stata mai il mio forte a scuola. Preferisco le droghe visibili: tipo un buon bicchiere di vino.

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Uomini della Gestapo che leggono M di Scurati in metropolitana (titolo lungo ma interessante)

Il 7 gennaio è un giorno particolare. È una resurrezione dal torpore delle tavole imbandite e dalla bulimia consumistica (ancbe se sono cominciati i saldi e via con altri giri di giostra). Ricomincia la scuola, ricomincia il lavoro. Quindi mi guardo intorno. Ed ecco gli umani che affrontano la loro giornata viaggiando in metropolitana:

Giovane uomo con cappello a falda larga e impermeabile scuro che legge il libro di Scurati in versione cartacea. Ottocento e passa pagine in bilico precario tra scossoni e urtoni. Sembra un ufficiale della Gestapo – anzi di sicuro lo è – finito in un loop spazio temporale.

Donna con occhiali griffati e sciarpa che legge il libro “L’amica geniale”. E sembra ella stessa geniale nella sua posa rilassata, nei suoi abiti curati, nella sua concentrazione.

Io indosso il mio cappello di lana con ponpon e noto dalla mia immagine riflessa sul vetro che ho borse sotto gli occhi ed un po’ di vaga tristezza.

Domani sarà il giorno 8 e le cose appariranno sotto un’altra luce.

Due gennaio

Il cielo oggi è grigio. Alla radio hanno detto che presto arriveranno il freddo e la neve. Anche a quote basse. Fuori per strada si avverte il senso di rito compiuto: le lucine e gli addobbi ricordano che l’attesa è ormai alle nostre spalle. È mattina presto e i volti delle persone che vanno al lavoro mantengono una rigida compostezza. Non sembrano felici, sebbene le pance siano piene e tutti i desideri realizzati.

Solo un buon cappuccino mi potrà salvare da questa disperazione.