Wonder (qualche cosa)

Non sono partiti i titoli di testa e già piango . Ultimamente mi accade spesso: mi commuovo. Senza apparente motivo. Vedo delle cose, ascolto delle storie e mi muovo dentro. Perché? In fondo è solo finzione. Eppure, come nel caso del film Wonder , la finzione scava,scava e porta alla luce emozioni. Un film ben fatto, per nulla melenso, che restituisce le storie dei singoli protagonisti, i loro punti di vista. Che ruotano intorno ad un piccolo “elephant man” coraggioso e fragile. A me è piaciuto. E giù pianti.

a tutte le divinità, passate, presenti e future

Ormai al Natale (santo) mancano pochi giorni. Me ne sono andato in giro per la città questa domenica, per capire se ci fosse un pò dell’antico spirito (quello ben descritto da Dickens, se vogliamo): infantile, giocoso, di attesa, di meraviglia.

Purtroppo … non l’ho trovato. Ho visto orpelli e articoli vari. Ma sui volti della gente c’era altro.

Ho salutato “spelacchio” a piazza Venezia (defunto pure lui in queste ore, anche se era già morto fin dalla partenza) e poi sono passato vicino al Pantheon. Che, come perfino i bambini sanno, è dedicato a tutte le divinità passate, presenti e future.

Io aspetto quelle future.

The breakfast club

Hey, hey, hey, hey
Ooh woh !!!!

Ma quanto è bello un film che comincia così con i Simple Minds “della prima ora” che cantano e picchiano sulla batteria. E già nel testo della canzone c’è il manifesto:

Won’t you come see about me?

Che poi era il 1985 e io sono rimasto fermo lì, per sempre. I miei pargoli hanno apprezzato la storia di questi adolescenti, prigionieri un sabato in un college americano, a urlarsi contro cose spiacevoli, ma in fondo a scavarsi l’anima e a scoprirsi vivi e giovani.

Sono passati 32 anni da quell’esordio: gli attori protagonisti sono invecchiati male (tutti invecchiamo male); le generazioni si sono succedute, illuse di essere qualcosa di diverso. Cose nuove, cose sempre uguali.

Il “breakfast club” è ancora lì,  immutato nella sua claustrofobica pazzia. Love it.

bclub3