la liberazione spiegata a mia figlia (5 anni)

Io: Lo sai che giorno è oggi (25 aprile n.d.r.)?

Livia: La festa dei libri!

Io (ridendo): No, amore mio, è la festa della liberazione.

Livia (pensierosa): mmmhh…

Io: E chi te l’ha detto che oggi è festa?

Livia: La maestra.

Io: Ma tu lo sai cosa si festeggia oggi?

Livia: (Silenzio) ????

Io: La festa della Liberazione. Lo sai perchè? Perchè c’è stato un tempo, in questo Paese, in cui un signore si è preso tutta la libertà. E per riprenderla, tanti anni fa, si è dovuto fare la guerra. La gente la voleva indietro la libertà, eccome.

Livia: Ma il signore che si era preso la libertà chi era?

Io: Un dittatore

Livia: E l’hanno ucciso? (dubbiosa)

Io: Sì, alla fine lo hanno ucciso. La libertà per riconcquistrala, ci vuole il sangue, tanto sangue.

Livia: Mmh…e adesso che facciamo?

Io: Andiamo al mare, a goderci la nostra libertà…

 

Agathe

Al termine della visione del film “Il mio migliore incubo”, l’amore mio mi faceva notare  quanto sia ormai siderale la distanza che separa il cinema italiano (e l’Italia in genere) dal cinema francese, dalla Francia (e dal resto del mondo). Se una volta c’era la sensazione di essere “cugini”, di condividere un continente, una cultura, pur con piccole differenze (salutari) adesso è come essere sprofondati in un baratro buio e nero. Il nostro, ormai, è un paese incapace di esprimere idee, sentimenti, passioni, bellezza, novità, piacere di vivere.

Triste ammetterlo.

(la foto qui sotto la capisce chi ha visto il film)

zagare

In questi giorni di primavera, lungo le direttrici Via XX settembre – Via Bissolati (a Roma) , si spande il profumo inconfondibile dei fiori d’arancio. Intenso, meraviglioso. Un piccolo ed inatteso regalo che sovrasta le puzze cittadine (gas di scarico, cibi, presenze umane in generale) grazie alle alberature messe a dimora ormai tanti anni fa e che hanno resistito a molte ingiurie.

Un gentile dono della Natura ai distratti. Perle ai porci.

milano

Era da un pò di tempo che non andavo a Milano (un paio d’anni, forse). A Milano, di solito si va per lavoro. Allora, per far le cose per bene, ho tirato fuori gli ingredienti: freccia rossa, prima classe, 3ore e 25 minuti, tutti seduti con il computer acceso, l’iphone, il wi-fi , le giacche e le cravatte, 300 km all’ora ecc ecc. Arrivato a destinazione mi son quasi commosso: c’era il sole; la stazione centrale era tutta nuova e rinnovata e ovunque c’erano un sacco di milanesi intenti a far le loro cose. Ma lo stupore più grande, (deh!) è stato vedere le nuove torri, i nuovi palazzi, lo sviluppo verticale che tanti lutti addussero a Santoro e compagnia cantante (speculazione, cementificazione, mazzette, partiti politici, imprenditori rampanti, ombre dei palazzi su tranquilli condomini e tutta quella confusione là).

Beh, per farla breve, a me come sta venendo fuori Milano tutto sommato piace: è una sfida, una possibilità di cambiamento, una scelta. Quasi un tentar di prendere il volo (certo non è New York… ma quasi). Meglio comunque che l’immobilismo e l’inutile dire no a tutto e tutti. E poi, vuoi mettere, avere un birillo di 70 piani in cemento e vetro che, manco al Monopoli, da qualunque punto ti giri almeno sai dove si trova Porta Garibaldi?

 

Sao ko kelle terre…

Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene, trenta anni le possette parte Sancti Benedicti“. Era il 960, o giù di lì, e la lingua italiana faceva la sua prima comparsa ufficiale. E’ stato duro e complesso affrancarsi dal latino, farsi contaminare da lingue straniere, crescere di vocaboli e sfumature, cambiare nel tempo per poi arrivare, in qualche modo, al punto di partenza….o di non ritorno:

“TVB XKE 6 1nico!”

 

quasi amici

Con questo film, io e l’amore mio, abbiamo riso di cuore. Una storia, non banale, sulle differenze, sulla libertà e le costrizioni, sul rapporto persona sana-persona malata, sulla musica classica e quella pop, sul volersi bene e sul rispetto dovuto ad ogni essere umano.

Poteva essere una roba micidialmente pesante. E’ venuto fuori un piccolo e leggero capolavoro.