sinite parvulos

Prendo spunto da due piccoli fatti di cronaca che la dicono lunga sulla considerazione che la società (o meglio la società tramite i media) dedica oggi ai bambini. Ieri, durante la messa domenicale, papa Francesco ha dedicato una preghiera al piccolo Cocò (ucciso a tre anni e bruciato da criminali). Oggi, la stampa mette in risalto la notizia che le colombe liberate alla fine dalla messa sono state assalite da un corvo e da un gabbiano. Segue breve considerazione sul povero Cocò.

Su La Repubblica si parla, invece, della tendenza di molti locali pubblici (specie all’estero) a non permettere l’accesso ai bambini piccoli. Quindi, da un lato allarghiamo la possibilità di accogliere animali presso alberghi, sulle spiagge, sui mezzi pubblici. Ma i bambini no. Danno fastidio.

Voi siete tutti scemi.

la svanita, l’adolescente e il ciula

Dell’ultimo film di Virzì, “Il capitale umano”, ho apprezzato i diversi punti di vista  dei protagonisti, l’ambientazione ed i tipi umani rappresentati. Gli attori sono funzionali al racconto e la sommatoria delle loro storie, alle fine, restituisce il quadro con tutte le sue sfumature. Bella e naturalmente sensuale la Valeria Bruna Tedeschi. Nessuno è davvero cattivo in questo film. Tutti, invece, sono vittime dei propri fallimenti, delle proprie aspirazioni e ingordigie. Tutti, in qualche modo, portano a casa il risultato. Monetizzato.

peto

Mi guardavo le varie petizioni presenti su “Change.org“, quel sito che ti promette di cambiare il mondo solo perchè aderisci a qualcosa (una giusta causa?) che qualcun altro ha confezionato per te. A parte il leggero fastidio che sempre provo nel confrontarmi con i meccanismi imperfetti della “democrazia virtuale” (perchè ci sono più sostenitori   a favore del cognome materno rispetto a quelli che vorrebbero salvare i delfini dai crudeli cacciatori giapponesi? Non è terribile la mattanza dei delfini? Non è più urgente? Chi lo decide? In forza di che? ) A parte gli errori marchiani (poi corretti), quando si chiede a qualcuno di indignarsi e si si scrive invece “idnrginarsi”. A parte il senso di vuoto che potrebbe esserci dietro ciascuno dei sostenitori (io per primo) che magari ogni giorno potrebbero inventarsi una causa nuova, un obiettivo nuovo, una stortura nuova, con l’illusione che una massa critica di “clic”  possa spostare la rotazione dell’asse terrestre.

Sotto, sotto penso che un peto (“chiedo per ottenere”), a volte, sia un’altra cosa (senza il latino di mezzo).

qualcosa sta cambiando?

 

La politica, purtroppo, ci ha da lungo tempo disabituato all’ironia ed alla leggerezza. Ogni tanto fa bene leggere di queste cose (almeno a Bari)…

LE 10 COSE CHE NON FARÒ DA SINDACO (Decarogo #1)

1. Non dirò mai “Non è mia competenza”.
2. Non presenterò mai un libro che non ho letto.
3. Non toglierò le multe agli amici (chissà quanti voti perdo dopo questa frase…).
4. Non convocherò tavoli, non chiederò verifiche, non farò rimpasti, non passerò alla fase due, non lancerò piattaforme programmatiche e proposte strategico-politiche.
5. Non dirò mai “È colpa dell’amministrazione precedente”.
6. Non risponderò al telefono (neanche ai giornalisti) quando sto con le mie bambine.
7. Non parteciperò a più di 3 processioni in un giorno.
8. Non affiderò le aziende municipalizzate ai trombati della politica.
9. Non dirò mai “Bari porta d’Oriente” e “Puglia piattaforma logistica del Mediterraneo”.
10. Non farò promesse irrealizzabili. Preferisco perdere le elezioni e non perdere la faccia.

aiutati che dio ti aiuta

«L’eventuale differenza tra l’ammontare dell’imposta municipale propria risultante dall’applicazione dell’aliquota e della detrazione per ciascuna tipologia di immobile di cui al comma 1 deliberate o confermate dal comune per l’anno 2013 e, se inferiore, quello risultante dall’applicazione dell’aliquota e della detrazione di base previste dalle norme statali per ciascuna tipologia di immobile di cui al medesimo comma 1 è versata dal contribuente, in misura pari al 40 per cento»

Di una chiarezza lampante …

la fine della balena

Era il 5 agosto 2013 quando mi accinsi a leggere “Moby Dick” di Melville nella bella traduzione di Cesare Pavese (AD 1941). Ieri, ho finito il libro.  Che dire? Che fatica: un trattato di baleneria attraversato da sprazzi “luciferin-shakespiriani”.

Adesso sono alle prese con “Lupi e uomini” di Daniele Zovi (meno famoso l’autore, ma molto più “leggero” il testo). Sempre nella scia delle bestie.