l’Aquila

Ieri ho fatto una passeggiata a L’Aquila. Al centro. Il tempo era bello, di pomeriggio, ed i cantieri erano tutti in funzione. Con me c’erano i piccini, armati di skateboard. Ci siamo diretti verso la piazza principale e poi lungo il  corso, verso la fortezza. Ho fatto tre fotografie che, secondo me, riassumono bene oggi questa città: la prima ad una chiesetta medioevale, quella di Santa Giusta. Bianca e perfetta. Così pulita e priva di orpelli (a parte il rosone) da apparire bellissima contro il cielo blu. Poi siamo arrivati alla fine del corso ed ho scattato la foto ad un palazzo interamente ingabbiato   in tubi innocenti da sembrare, a sua volta, un’opera d’arte involontaria. Infine, siamo arrivati all’auditorium di Renzo Piano, così piccolo, multicolore, multistrato e cubico da apparire quasi incongruo. L’Aquila, a pochi giorni dalla fine del corrente anno, si riassume in questi tre passaggi: un passato ricco e vitale, un presente critico, ma operoso, ed un futuro diverso.  Le foto, se volete, le trovate su instagram e facebook.

bontà

Mi guardavo, così per curiosità, l’elenco dei beneficiari del 5 per mille pubblicato sul sito dell’Agenzia delle entrate. Sono aggiornati al novembre 2015, ed i dati si riferiscono al 2013. E’ diviso in due parti. Solo la prima parte  sono 793 pagine (36 Onlus per pagina che fa, grosso modo, 28.548 beneficiari). Al primo posto la ricerca sul cancro, con circa 57 milioni di euro percepiti. Staccata, al secondo posto, Emergency con “solo” 11 milioni di euro. Al terzo Medici senza frontiere (7 milioni).

Se volessi guadagnarmi un posto in paradiso (sempre ammesso che esista) potrei donare 5 euro del mio stipendio a ciascuna Onlus (“oasi di pace e meditazione dello spirito santo” mi ha colpito molto, ad esempio). Ma avrei finito i miei soldi, molto prima di aver scorso l’intero elenco. Sono così tanti i mali che affliggono l’umanità e così bisognosi coloro che si occupano dei bisognosi. Quindi, cari amici, per non fare torto a nessuno, non vi darò nulla. Non sono io che sono avaro. Siete voi che siete troppo generosi.

Se volete approfondire trovate un pò di dati qui

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dedicata a quelli che usan bombe & la mitraglia

Su quaderni di scolaro
Su i miei banchi e gli alberi
Su la sabbia su la neve
Scrivo il tuo nome
Su ogni pagina che ho letto
Su ogni pagina che è bianca
Sasso sangue carta o cenere
Scrivo il tuo nome
Su le immagini dorate
Su le armi dei guerrieri
Su la corona dei re
Scrivo il tuo nome
Su la giungla ed il deserto
Su i nidi su le ginestre
Su la eco dell’infanzia
Scrivo il tuo nome
Su i miracoli notturni
Sul pan bianco dei miei giorni
Le stagioni fidanzate
Scrivo il tuo nome
Su tutti i miei lembi d’azzurro
Su lo stagno sole sfatto
E sul lago luna viva
Scrivo il tuo nome
Su le piane e l’orizzonte
Su le ali degli uccelli
E il mulino delle ombre
Scrivo il tuo nome
Su ogni alito di aurora
Su le onde su le barche
Su la montagna demente
Scrivo il tuo nome
Su la schiuma delle nuvole
Su i sudori d’uragano
Su la pioggia spessa e smorta
Scrivo il tuo nome
Su le forme scintillanti
Le campane dei colori
Su la verità fisica
Scrivo il tuo nome
Su i sentieri risvegliati
Su le strade dispiegate
Su le piazze che dilagano
Scrivo il tuo nome
Sopra il lume che s’accende
Sopra il lume che si spegne
Su le mie case raccolte
Scrivo il tuo nome
Sopra il frutto schiuso in due
Dello specchio e della stanza
Sul mio letto guscio vuoto
Scrivo il tuo nome
Sul mio cane ghiotto e tenero
Su le sue orecchie dritte
Su la sua zampa maldestra
Scrivo il tuo nome
Sul decollo della soglia
Su gli oggetti familiari
Su la santa onda del fuoco
Scrivo il tuo nome
Su ogni carne consentita
Su la fronte dei miei amici
Su ogni mano che si tende
Scrivo il tuo nome
Sopra i vetri di stupore
Su le labbra attente
Tanto più su del silenzio
Scrivo il tuo nome
Sopra i miei rifugi infranti
Sopra i miei fari crollati
Su le mura del mio tedio
Scrivo il tuo nome
Su l’assenza che non chiede
Su la nuda solitudine
Su i gradini della morte
Scrivo il tuo nome
Sul vigore ritornato
Sul pericolo svanito
Su l’immemore speranza
Scrivo il tuo nome
E in virtù d’una Parola
Ricomincio la mia vita
Sono nato per conoscerti
Per chiamarti
Libertà.

(Paul Eluard – Liberté)

Ghosts crowd the young child’s fragile eggshell mind

Madri “whatsapp dotate” devastano l’etere con messaggini infiniti su come organizzare/curare/seguire/complicare la vita dei loro figli. Mamme nervose seguono le riunioni di classe e si confrontano con pseudo maestri. Mamme iper-attive ed iper-impegnate si dividono tra lavoro-parrucchiere-camminatesalutiste-stressimmaginifici-acquisti-al-supermercato. Madri del terzomillennio: che la forza sia con voi. Risvegliatevi …

quasi Natale

Quest’anno non c’è affanno. Forse sono riuscito ad organizzarmi meglio, forse è stata solo fortuna. Mi sono trovato in vantaggio su alcune indispensabili “incombenze” e, quindi, son più sereno. Fa il freddo giusto, le lucine ci sono e sono discrete, la crisi aiuta a non disperdersi in minchiatine, ma ad essere concreti. Quindi, è tempo di imitare i bambini, di girare per la città senza una meta precisa e di pensare, pensare molto. Ai sogni, sopratutto. Ecco, prendetevi 5 minuti, controllate la respirazione, dimenticate l’ordinario e fatevi una domanda: dove sono i vostri sogni? Li avete realizzati? Custoditi? Traditi? Prendetevi anche un pò più di tempo, magari la sera tardi per guardare (rivedere) in Tv, sul divano, sotto una coperta morbida, il film “I sogni segreti di Walter Mitty”. Appassionatevi alla fotografia ed ai grandi spazi di quel  film. Poi, provate a contare le ore che avete dedicato a cose inutili, quando invece, avreste potuto essere da qualche altra parte. Provate a pensare ai compromessi ed alle rinunce, alle fughe ed alle rese incondizionate. Pensate a quante volte vi siete fermati un istante prima di far qualcosa di eccezionale o straordinario. Pensate a tutta la felicità a cui avete rinunciato, volontariamente. Buon quasi Natale.

«To see the world, things dangerous to come to, to see behind walls, to draw closer, to find each other and to feel. That is the purpose of Life

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Show me yours, I’ll show mine

Leggo da tempo e con una certa leggerezza, le “futilizie” di Selvaggia Lucarelli. Trovare in giro una donna ironica, intelligente e bella (I.I.B.) è molto raro. In giro? In giro. Su internet, ma anche nel mondo reale. Prendendo le mosse dal fatto che su internet tutti possono commentare sui social e che non è più esclusivo appannaggio di pochi  “dire qualcosa”, il livello delle polemiche innescate da Selvaggia (mai nome fu più appropriato) e relative al mondo dello spettacolo  è sempre interessante. Affronta temi per lo più banali (i selfie di Morandi, le polemiche con Belen, le gogne pubbliche degli odiatori seriali, le riflessioni su #escile, la violenza sulle donne e la guerra santa contro la D’Urso ecc.) con arguzia.  E mi fa ridere. Certo, siamo a livello di pettegolezzo (lei vorrebbe essere definita “giornalista”, ma secondo me sbaglia. Non è più necessario essere giornalisti per scrivere. Basta aprire un blog, una pagina su tumblr, un profilo su twitter ecc.), ma di pettegolezzo ragionato. Ogni missile che lancia Selvaggia, 9 volte su 10, centra l’obiettivo. I “colpiti” di solito reagiscono elegantemente con insulti sessisti pesanti (tutte la sfumature che vanno da “cagna” a “puttana”) e questo è un aspetto interessante della comunicazione odierna: se sei bella ed avvenente  e dici cose non lusinghiere, motivandole, nella migliore delle ipotesi ti potresti beccare un colpo di cacciavite in mezzo allo sterno (quindi donne I.I.B. siete avvertite: zitte!). Ma Selvaggia reagisce sempre e con una sola parola  o risposta, rimette le/gli stronzette/i in riga. Certo, viene da chiedersi: è utile avere Selvaggia? Considerato che tutti indistintamente sono esperti di politica internazionale, crisi  economiche, gestione faunistica e nazionali di calcio, forse si.

(A proposito: l’omologo maschile di Selvaggia è Andrea Scanzi … La parità sessuale  alla rovescia.)

la felicità è un sistema complesso

La cosa più bella di questo film è il titolo. A me sarebbe sempre piaciuto trovare qualcuno –  uno scienziato, un ricercatore, un illuminato – che, grazie ad apposita formula matematica, questa cosa della felicità ( e della sua “sfuggenza”) fosse in grado di spiegarla una volta per tutte. Ma niente. Preferiamo investire in armi e caviale. Ad ogni modo, il film in questione è carino, ben strutturato , un pò videoclip, un pò commedia. Non è troppo agrodolce, non è cinema di denuncia, non ha troppo coraggio, non  è troppo divertente, non è neanche recitato male. Gli attori sono bravi, le atmosfere giuste, la trama ben sviluppata, la colonna sonora ok (specie nei titoli di coda “La torta di noi”, che da un  senso anche al film. A proposito, perchè la gente va sempre via prima dei titoli di coda? Avete pagato il biglietto anche per quelli. Non avete la curiosità di sapere chi ha fatto che cosa, chi ci ha messo i soldi, dove è stato girato, di chi sono le musiche e le canzoni ? Bestie.)

Però gli manca qualcosa. La felicità?

yourdreams

 

oggetti sessuali

L’amore mio dolcissimo (si noti l’iperbole) mi ha fatto dono, per il mio compleanno, di un iPhone6 plus. Dopo attenta ricerca, confronto e trattavia, mi ha consegnato “l’oggetto” nella sua scatola bianca minimalista. Il nuovo smartphone prende il posto dell’iPhone3 in uso senza alcun cedimento  operativo fino ad oggi (salvo guai hardware), che a mia volta avevo regalato all’amore mio adoratissimo (doppia iperbole) ormai un pò di anni fa. Che a sua volta me lo aveva riconsegnato in quanto più a suo agio con l’universo android (poichè nel frattempo le avevo regalato un samsung III s). Senza addentrarsi troppo in queste circonvoluzioni consumutische, ma tenendo sempre ben presente che non sono uno che cambia telefono ogni due mesi, nè seguo le mode, il regalo è semplicemente fantastico.  Ogni tanto lo prendo in mano, lo sfioro e la sensazione della superficie liscia del dorso, o la levità associata allo schermo, producono in me forti sensazioni sessuali. Lo potrei contemplare per ore, magari anche spento, così nero ed enigmatico, novello monolite di Kubrickiana memoria, potenziale ponte verso l’altro mondo. Ello è la summa del progresso tecnologico: pulito, accattivante, non volgare. Insomma, un oggetto sessuale, scollegato dal sesso. Arf!