darsi obiettivi ambiziosi: la salvezza spirituale

Sono alle prese, con tempi e modalità diverse, con due libri. Ho iniziato, ormai da un pò, “Un altro giro di giostra” di Tiziano Terzani. Mi sono avvicinato a questo libro con una certa curiosità, attratto soprattutto dal “personaggio” Terzani e dal suo sguardo mite, come ce lo restituiscono le fotografie dell’ultima parte della sua vita. Da pochi giorni, invece, ho attaccato “Yoga” di Emmanuel Carrere di cui non conoscevo assolutamente un tubo. Sono due libri che hanno molti elementi in comune: la ricerca di sé stessi, l’attrazione per il pensiero e la filosofia orientali (specie ciò che ruota intorno alle pratiche di meditazione). Nel caso di Terzani è anche un viaggio nella malattia (il cancro), un tentativo di mettersi in discussione quando il proprio corpo si rivela un nemico. Con Carrere sono solo alle prime battute inziali, ma mi piace molto il suo stile ed il suo modo di affrontare, anche in questo caso, una sorta di percorso che passa attraverso la malattia (la depressione) e aiuta a confrontarsi con il mondo che ci circonda o che è dentro di noi. Sono entrambi libri in cui la figura dell’autore è centrale. Il punto di vista di Terzani è più sofferto, dettato dall’urgenza di trovare risposte di fronte all’ineluttabilità della fine. Nessuno di noi, in fondo, riesce mai a farsene una ragione. Lo scrittore francese, nella sua arguta osservazione del mondo, tocca temi che partono dal personale per allargarsi ad una visione più ampia che porta ad esplorare nuove strade. Ora, non è detto che tutti si sia alla ricerca della salvezza spirituale, anzi mi sembra che in genere si sia distratti dal futile e dal temporaneo, ma l’occasione è ghiotta per porre, in primis a me stesso, quei dubbi e quelle domande che stanno lì di sfondo e sembrano irrisolvibili: “Qual è il fine dell’uomo? Contemplare il cielo”.