Augurando il meglio scansando il peggio

Credo nella forza dei numeri. 2020 suona proprio bene. È tutto curve, ma non è palindromo. È una scatola di cioccolatini nuova. VentiVenti come un rotolo di bigliettoni, come la versione demo di un videogioco, come la macchina appena uscita dal concessionario.

È bisestile e forse bisessuale. Non è ancora cominciato. Ma mi sta simpatico.

E mi sveglio in un posto qualunque alle sette di sera

Il sentimento natalizio evolve e cambia con l’età: si passa dallo stupore ed attesa degli anni giovanili, alla delusione dell’amara scoperta che Babbo Natale non esiste (molti non si sono mai ripresi), passando via via agli stadi “nevrosi da acquisto dell’ultimo momento “, “regalo saponette”, fino al definitivo “quest’anno il Natale non lo sento per niente” della maturità.

Nella nostra solitudine consumistica non ci rendiamo conto che vogliamo partecipare ad una festa dove manca l’invitato principale. Certo, se si è veri credenti il discorso cambia, ma in giro di Fede se ne vede piuttosto poca. Ci sta Fedez al suo posto.

Così ci svegliamo in un posto qualunque alle sette di sera.

Non importa quanto (osservatorio giovanile)

Cosa porta l’età ? Esperienza, conoscenza, maturità (forse). Servono? Non saprei. Avere capacità di discernimento, conoscere certi meccanismi del mondo, sapere un minimo come sono andate le cose potrebbe essere utile. Magari uno vorrebbe trasmettere un po’ del proprio vissuto alle nuove generazioni, ma in fondo a che serve? Perché imprigionare il futuro? Perché non lasciare spazio a strade non tracciate? Gli adulti insistono nei loro errori. Mentre i giovani sanno trovare le scorciatoie.

La banalità del male

C’è un lungo post, oggi , sul sito dei radicali che ricorda la figura di Piero Terracina, ebreo scampato ai campi di concentramento. Un’altra voce che scompare, per sopraggiunti limiti di età.

Una cosa mi ha colpito nel breve racconto che riporto in parte qui sotto: il fatto che Terracina avesse 10 anni, l’età di mio figlio, quando fu cacciato da scuola a causa delle leggi razziali. E per un istante ho immaginato se fosse stato mio figlio al suo posto. Se tutto il carico di sofferenze fosse stato destinato a lui piuttosto che a quelle persone.

Ho provato orrore. E impotenza per chi ha avuto un destino terribile.

Mio figlio è fortunato: è accudito, seguito, amato. È protetto, difeso, aiutato. Può giocare libero, può crescere e fortificarsi. Nessuno si può permettere di dire che è diverso o da disprezzare. Ma così per altri non è stato.

A chi oggi semina odio e crea divisioni, a chi ancora rimpiange il fascismo e vagheggia oppressioni pongo una sola domanda: se fosse toccato a te?

Errore (osservatorio giovanile)

Fare shopping 🛍 con la propria figlia tredicenne consente di avvicinarsi a un mondo 🌍 giovanile sconosciuto. Si capiscono le nuove tendenze, si spia 🕵️‍♀️ cercando di rimanere discreti. La prima cosa che ho percepito in modo netto e inequivocabile è l’esclusione: noi siamo gli adulti, loro sono i giovani. Separazione di ruoli, distanza please. La seconda cosa è l’assoluta inconsapevolezza che i giovani a quell’ età hanno di ciò che li circonda. Acquistano, ad esempio, magliette 👕 disegnate da stilisti che ricordano gruppi rock 🤟 famosi degli anni ’70. Si adornano di simboli che non sono loro. Così facendo ne snaturano il senso. Ascoltano trap (aborro) e vestono Pink Floyd.🎸

E senza accorgersi arrivano pure a comprare magliette di luoghi famosi, di città straniere. Chi di noi, peraltro, non ha mai desiderato di indossare t-shirt dai nomi evocativi? Boston, New York, Los Angeles, Brooklin….🏙

Brooklin? Così c’è scritto sulla felpa in vendita in un negozio per adolescenti. Persino lo smartphone mi corregge in automatico la parola mentre sto scrivendo questo post. Va messa una y al posto di una i. Lo stilista disegna, l’adolescente compera inconsapevolmente. L’adulto si torce le mani.