Se è vero che per l’uscita del film dedicato a Napoleone ci potessero essere delle significative aspettative (almeno per chi apprezza il genere storico), alla prova dei fatti, l’opera del Ridley Scott si è rivelata, almeno a mio insignificante parere, niente di così magniloquente ed eccezionale.
E’ un buon film soprattutto nella ricostruzione delle ambientazioni, degli abiti e dei luoghi, con qualche sprazzo crudel sanguinolento specie nelle battaglie, che devono molto all’epica di “Salvate il soldato Ryan” e, pertanto, non aggiungono nulla a livello emozionale,ma non si va oltre.
Ok, Bonaparte era innamorato di Giuseppina. Ok era un uomo. Ok gli è bastato girare il cappellone ed ha cambiato la storia (magari fosse stato sufficiente). Ok non era presente quando hanno ghigliottinato Maria Antonietta e non ha cannoneggiato le piramidi d’Egitto (tutte licenze artistiche). Ma, insomma … con un personaggio simile, forse, uno sforzetto in più lo si poteva fare. Dai, su.
Si poteva, ad esempio, concentrare la storia solo sulla relazione Napoleone-Giuseppina, tralasciando tutta la parte storica delle battaglie. Oppure si poteva fare un film solo sulle campagne militari di Napoleone, puntando sulla spettacolarizzazione che i moderni mezzi tecnologici oggi consentono. Che so, Napoleone che varca le Alpi a cavallo, la ritirata di Russia, le battaglie navali, qualche approfondimento sulle sue capacità organizzative e strategiche.
Note a margine: Napoleone che legge il giornaletto di gossip (scritto in inglese) dedicato alla sua allegra consorte dai facili costumi non si può proprio vedere.
Continua, infine, la fortunata serie dei personaggi detestabili inaugurata dall’ex bello Rupert Everett che, a partire da “Il nome della rosa” (serie tv con John Turturro), è ormai votato all’antipatia profonda. Una scelta di campo coraggiosa. Dovuta al suo naso aquilino ed alla curva triste della sua bocca (chissà cosa gli è successo nella vita reale). Anche nel caso del Duca di Wellington.