parola di Kurt

“Le comunità virtuali non costruiscono nulla. Non ti resta niente in mano. Gli uomini sono animali fatti per danzare. Quant’è bello alzarsi, uscire di casa e fare qualcosa. Siamo qui sulla Terra per andare in giro a cazzeggiare. Non date retta a chi dice altrimenti.”

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stay connected

La cosa che più mi piace della vita sono gli “inciampi”. Gli inciampi sono quelle situazioni, spesso insolite, che ti fanno partire da un punto e ti fanno arrivare da un’altra parte, lontana mille miglia. Una sorta di salto quantico determinato da casualità (mi perdonino i fisici). Mi spiego con un esempio. Punto di partenza: pochi giorni orsono l’inquilina della casa in affitto dei miei genitori è tornata nella sua patria di origine, l’Australia. Liberando l’appartamento ha lasciato alcuni suoi libri (che in Australia, evidentemente non servono). I miei sono andati a vedere se la casa era in ordine ed hanno recuperato i suddetti libri. Sabato sono venuti a trovarmi (i miei genitori, ma anche i libri) e, per caso, ho dato un’occhiata alla busta dove erano stati raccolti (i libri, non i miei genitori). Ho messo subito le zampe su “Alta fedeltà” di Nick Hornby (che ho cominciato a leggere senza indugio). Ma il punto d’arrivo è che, tra le pagine del libro, era rimasto impigliato un bigliettino da visita che recita così: “The Chablis inn – Napa valley 3360 Solano Avenue – Napa CA”. Ecco l’inciampo è in questa sequenza di eventi; è capire come mai quel bigliettino è finito lì, dove si trova il Chablis inn, come è cambiata la Napa Valley dall’ultima volta che ci sono stato e quanto è grande Nick Hornby.

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un pezzo di grande giornalismo (che è quel che ci meritiamo)

antonio fraschillaL’avete letto d’un fiato, nevvero? E’ solo un estratto del resoconto della performance di Grillo  a Palermo, in questi giorni. Lo ha scritto nietepopòdimeno che Antonio Fraschilla, una delle firme più significative del giornale La Repubblica, redazione di Palermo. Rileggetelo più volte e soprattutto, soffermatevi sull’ultima frase. Poi leggete il virgolettato subito precedente e chiedetevi cosa c’entri il referendum per uscire dall’euro con il “mistero della sua omosessualità”.

 

vivere preoccupati

Tutti abbiamo il potenziale di raggiungere la “Buddità”, ma non ci riusciremo mai. Il mondo lo fa apposta a gettarci addosso motivi di preoccupazione: malattie, pandemie, carestie, guerre e terrorismo, crisi economiche ed, in ultima analisi, lotta per la sopravvivenza. Da quando nasciamo (la prima cosa che fanno, in Italia, è di assegnarti il codice fiscale: ovvero come predestinarti alle rotture di coglioni da subito) al giorno della nostra morte (si spera il più tardi possibile, ma esistono diecimila modi per finire presto quando invece vorresti rimanere un altro pochino, per favore) è un continuum spazio-temporale di spiacevoli eventi.

Forse ho trovato il rimedio: qui sotto (da me medesimo fotografato al Macro di Roma).

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il giovane favoloso

Andare a vedere un film, a volte, è solo una scusa. Una scusa per riaprire cassetti  e svoltolare carte dimenticate. In questo caso si tratta di Giacomo Taldegardo Francesco di Sales Saverio Pietro Leopardi. Assai ben interpretato da Elio Germano (e non era facile). E qui non si può che tornare ai tempi del liceo, ai banchi di scuola, alle ore di lezione trascorse in compagnia dei classici della letteratura. Leopardi invecchia bene? Il mio libro dei “Canti”, a cura di Achille Tartaro, finito di stampare nel gennaio 1984, dice di no. E’ già tutto pieno di macchie gialle sulla carta ed alcune pagine si sono incollate. Era quasi intonso, a parte alcuni miei appunti segnati a matita con calligrafia microscopica (l’illeggibilità è una mia costante) ed un paio di disegnini, che rivelano un certo talento, ispirati al Canova.  L’ho conservato, quel libro, perchè non si sa mai… A me sembra ieri ed, invece, ci sta una vita di mezzo. Leopardi è utile, oggi? Vi rivolgereste alla vicina in metro, magari caruccia, esordendo con un: “Ad atti egregi è sprone amor chi ben l’estima, e d’alto effetto maestra è la beltà”? Riuscireste a coinvolgere un adolescente, iphone munito,  in una conversazione del tipo: “E già nel primo giovanil tumulto di contenti, d’angosce e di desio, morte chiamai più volte e lungamente  …” Chi la parla più la lingua di Leopardi? Chi mai si soffermerebbe su quelle tribolazioni? Non siamo forse presi da ben altro? A qualcuno sovvien l’eterno e le morte stagioni? (magari nell’intervallo tra il primo ed il secondo tempo…)

Eppure, se solo gli si dedica un pò di tempo, con concentrazione, Leopardi rivela una maestria meravigliosa e straniante. Ci vuole un pò di pazienza, bisogna scrollarsi di dosso la sua angoscia e la sua malinconia, ma certe sensazioni, universali, sorgono vivide (e in alcuni passaggi del film di Martone è stato reso davvero bene il flusso di pensiero del poeta).

Un passaggio che mi piace assai è tratto da “La ginestra o il fiore del deserto”: “Dipinte in queste rive /son dell’umana gente/ le magnifiche sorti e progressive” (perchè dentro ci sta tutto l’amaro fallimento di chi si crede di essere e invece non è). A proposito: chi la sa recitare a memoria una poesia di Leopardi?

silvia rev

cinico blog

Sulla rete c’è un certo cinismo. Non solo nei commenti e nelle cazzatine varie che circolano, ma sui blog. Ci sono persone ciniche che riversano cinismo, sprizzano cinismo, adorano il cinismo, si crogiolano nel cinismo. Cinismo, cinismo, cinismo. Senti come suona ? Gli ostentatori di sprezzo e indefferenza, persone colte ed intelligenti, ragionano e si elevano sopra la folla di noi miseri omuncoli. Guardate come conoscono bene le nostre miserie, come le fustigano e stigmatizzano. Poi, però, su un cinico-blog (che non sto a citare) ho trovato la lettera di San Paolo sulla carità. Un pezzo di straordinaria bellezza. Messo lì dentro senza commenti:

Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi gioverebbe.
La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine.
Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà.
Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto.
Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità.

Allora non c’ho capito nulla sul cinismo …

gli specchi

Esistere nell’universo parallelo del blog è una cosa strana: ti vengono a leggere persone di cui non sai nulla e che magari sono inciampate nelle tue parole solo perchè hanno impostato nel motore di ricerca “piedi belli immagini” (cavolo, ma cosa c’entro io?). Certo, non è detto che, in base a quello che scrivo, ti rimangano fedeli. Avete idea di quante milioni di parole si riversano ogni giorno sul web? Come si fa ad essere così cool ed iperinteressanti da guadagnarsi la stima dell’umanità? Infatti, a me mi leggono in quattro (forse). Ma io non scrivo per loro. Scrivo per me. Perchè mi illudo (sono un pò cretinetti) che un pensiero, un’emozione, un’indignazione vadano in qualche modo eternati (parolone). Si scrivono milioni di parole, ma si perdono milioni di attimi allo stesso tempo. Così mi illudo. Appunto. Mi illudo di esistere, gettando delle bottiglie in un oceano sconosciuto, segretamente convinto che forse qualcuno le leggerà e gli verrà l’interrogativo di sapere chi sia io. Un blogger è pur sempre un edonista: si mostra, sia pure sotto mentite spoglie. E’ quando si abbatte il muro, quando si scopre che dietro le parole c’è anche un essere umano senziente, magari non così bello e sfolgorante come appare nei suoi scritti, che il gioco diventa un pò più complicato. Sembra quasi di infrangere una barriera di pudore (e se poi le attese andassero deluse?) Noi siamo forse quello che diamo ad intendere di essere? Oddiomioosignur!! Però, cara Claudia, mi rivolgo proprio a te: non puoi sapere (anche non dovessimo mai più incontrarci nella vita)  quanto mi ha fatto piacere conoscerti di persona.

Lo so che mi stai leggendo ….

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