’71 (che ad ammazzarsi si fa sempre in tempo)

Giuro, è stato un caso, ma l’altra sera (per insonnia) mi son visto il film ’71 in streaming TV. Che è un film molto fico (per essere sintetici), ambientato a Belfast durante i “troubles” tra cattolici e lealisti.  Se vi andate a leggere la pagina di wikipedia sull’argomento c’è un’espressione che mi ha molto colpito: “guerra a bassa intensità”. Ovvero tra il 1969 ed il 2007 in quelle terre lì ci si è sentiti liberi di ammazzare più di mille persone (tra civili, soldati e paramilitari)  a causa della discriminazione messa in campo dalla maggioranza protestante nei confronti dei cattolici (nessuna rappresentatività politica, no lavoro, no case popolari ecc ecc ecc.) Tutto questo sotto gli auspici del paese che pretenderebbe di essere considerato un faro in materia di “parlamento” e “democrazia avanzata” (che sarebbe l’Inghilterra).  Ma torniamo al film. Cupo, veloce e senza fronzoli è la storia di una caccia all’uomo: un soldato del contingente britannico, durante  i disordini, si perde e deve cercare di tornare in caserma sano e salvo. In una città ostile, in guerra, dove non sa di chi si può fidare. Bella ricostruzione storica. E’ il passato? Mi sono fatto un giro con google maps per vedere (così solo superficialmente) se la pacificazione esiste a Belfast ed ho trovato che nella parte lealista ci sono vessilli inglesi ad ogni angolo delle vie e nella parte cattolica garriscono al vento bandiere irlandesi e sulle pareti delle case fanno bella mostra i murales degli eroi dell’IRA caduti. Che è come dire che i “muri” in casa ce li abbiamo ancora. Altro che Europa.

 

 

per quelli che non si accontentano (mai)

Steve Jobs è nato a San Francisco il 25 febbraio 1955. Da madre svizzera e padre siriano. Qust’ultimo era un giovane abbiente,  scappato negli USA e rifugiato politico perchè al suo paese c’era un pò di casino (non una novità…). Orbene (tralasciando il fatto che il padre di Steve forse non è neanche lontanamente paragonabile ai rifugiati odierni: era ricco, benestante e molto fortunato, come detto), alcuni reputano che questa cosa sia sufficiente per indicare la via per la risoluzione di tutte le controversie internazionali e proferire tonnellate di messaggini buonisti su internet. Vedi, paiono dire codessi, vedi che è possibile in una società giusta, pluralista e multiculturale  far sì che anche il figlio di un rifugiato siriano (sì proprio quei siriani che stiamo bombardando da alcuni giorni, ma opss che si stanno ammazzando tra loro da almeno 4 anni) diventi l’uomo più importante del XX e XXI secolo? Mi sta bene. Salvo scoprire che Steve è stato affidato fin da subito ai suo genitori adottivi, i Jobs, che lo hanno cresciuto ed educato secondo principi americani e luterani. Il buon Steve, in tutta la sua vita, con il proprio padre naturale avrebbe scambiato in totale un solo messaggino via internet (Thank you) poco prima di morire. Dunque Steve è divenuto quello che è stato, perchè è vissuto negli Stati Uniti d’America, secondo i principi, le regole e le possibilità offerte dagli USA. Se fosse nato a Damasco sarebbe morto lì. E non avremmo mai avuto l’i-phone. Dunque, signori, la realtà è molto più complessa di quella che ci vogliamo raccontare. Ma sono i principi fondanti del mondo occidentale che fanno la differenza. E quelli s’hanno da difendere. Per tutti gli Steve Jobs che sono in fuga da qualche angolo del mondo dove le regole sono molto, ma molto diverse ed inique.

tempo di odiarsi

a7d313eab3f983c8ae4abca138e981b4ddd91a29_mTempo di odiarsi. Oriana Fallaci aveva ragione, anzi no. Siamo pacifisti, un pò coglioni, convinti che un fiore nella canna di un fucile fermerà il mondo. Intanto, le lame tagliano colli, ed è più facile andare in giro con un Kalashnikov a Parigi che a Kandahar. Vendiamo armi che ci si ritorcono contro. Vogliamo petrolio pompato nei nostri consumi,  ma chi fa affari con noi ci vorrebbe morti. Ma un consumatore morto a chi serve? Tempo di accogliere e disprezzare. Tempo di non capire e tracciare solchi. Vorrei spiegare queste cose ai miei figli, ma vaffanculo.

Malikaaaaaa

Ieri sera c’è stato all’auditorium di via della Conciliazione, in Roma, il concerto di Malika Ayane. Una roba sontuosa, elegante e senza sbavature. Con tanto di corpo danzante, 9 bravissimi musicisti (incluso lo xylofonista) ed una voce spettacolare. Molto gradito il martellone per selezionare il singolone nella seconda parte del concertone. Pubblico composto e rispettoso.

Visti Paola Turci e il (non più giovane) Claudio Santamaria.

mio figlio

10299669_1413432425589914_1521796279_n

Ho scattato questa foto un pò di tempo fa. Al mare, in inverno. E’ mio figlio che guarda il mondo: quella cosa grande e (forse) anche un pò ostile. Piccola creatura, immersa in qualcosa di talmente strano e difficile, da sembrare un esserino disperso ed in pericolo. Ma, grazie al gioco della prospettiva, mio figlio occupa quasi tutto il campo visivo.

Tra qualche anno, la voglio rivedere questa foto e capire cosa è successo nel frattempo. Se sarò stato un bravo padre. Se sarà divenuto un figlio felice.

l’uomo invisibile

Ecco, adesso che tutta la fuffa sull’EXPO di Milano si è conclusa (ricordate? Non riusciranno mai ad inaugurarla; il 1 maggio i lavoratori sciopereranno; si staccano i pezzi dei padiglioni; nessuno andrà a visitare l’EXPO;  servono carne di zebra; ci sono svariate ore di coda per entrare; sono stati 21 milioni i visitatori; abbiamo speso più di quello che abbiamo ricavato ecc. ecc. ecc.) posso serenamente affermare: non ci sono stato. Tre pater ed un ave.