antiqualcosa

Premesso che viviamo tempi orribili, la vicenda poco idilliaca legata al calcio ed all’effige di Anne Frank è stata l’ennesima dimostrazione che il regresso socio-culturale sta toccando punte di elevatissima bassezza.

Sceneggiate, ululii vari, sfoggi di magliette, facce falsamente contrite e tutto il corredo di ipocrisia italica. Una tristezza  assoluta e squallida che contrasta con le poche immagini della bimba ebrea, scomparsa in un campo di concetramento: lei sorridente e con gli occhi neri e vivi. La sua intelligenza profonda  traspare dalle parole del suo diario. Che non vorrei ridurre a bigino sintetico o a frase ad effetto  stile “bacio perugina”.

Perchè qui non c’è nulla di definitivo, neanche quello che avrebbe dovuto insegnarci la “Storia” . Solo cuori aridi e menti vuote.

 

those who make things happen

Oggi, a Piazza delle cinque giornate in Roma, è caduto un albero (per l’esattezza un pino domestico). Ha distrutto un taxi che passava di lì (o di là) ed altre due macchine. Le foto sono impressionanti. Ma soprattutto è impressionante che, in questi giorni, io sia passato proprio sotto l’albero in questione. Senza troppo preoccuparmi. Gli stavo simpatico, all’albero? Oppure il tassista (sopravvissuto) stava antipatico al pino?

Chi decide?

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(immagine di Giacomo Agnetti, un genio)

favolosi quegli anni

Il 1983 lo ricordo bene. L’anno prima l’Italia aveva vinto i mondiali in Spagna (una grande rivalsa internazionale). E l’anno dopo ero andato a passarvi le vacanze estive. O meglio ero andato in Catalogna.  Per me, giovane studentello liceale, cosa poteva mai significare avere a che fare con gente che parlava uno strano dialetto misto tra genovese, simil spagnolo  e corso? Gente che definiva Cristoforo Colombo catalano, che tifava per i blaugrana e parlava sempre e comunque di “indipendenza”?

L’estate del 1983 segnò per me grandi  scoperte:  Gaudì,  Mirò,  Picasso; le ramblas e i chiurros al cioccolato;molta musica che non avevo mai sentito prima. Luci e prospettive mai provate. Certo, anche l’adesivo con snoopy appiccicato sul retro delle macchine proclamava la propria catalanità.   Ma cosa importava? La catalogna del 1983 era bella, nuova, solare, divertente. Soprattutto libera.

Il patriottismo è l’ultimo rifugio delle canaglie

piccoli teppisti crescono (indisturbati)

Ieri pomeriggio, complice il bel tempo (settembre-quasi-ottobre è sempre una gran cosa), siamo andati a fare una passeggiata al museo MAXXI in Roma. Che è quella enorme navicella spaziale in cemento che, dal 2010, delizia gli occhi (ma anche altri sensi) degli abitanti del Flaminio e non solo. La corte interna del museo è un vero spettacolo: quinte straodinarie, passaggi, opere d’arte, il tutto amalgamato e fluido. In altri termini un luogo bello.

Il luogo bello ieri era invaso da famiglie e bambini che scorrazzavano su pattini, skateboard, biciclette ed altri strumenti rotabili. Ed era una vera meraviglia vedere tutta quella gioia infantile  dispiegata nell’avventurarsi tra archi e percorsi, scivolare sul cemento, arrampicarsi su segni grafici trasformati in realtà. La dimostrazione che l’intuizione creativa dell’architetto ha trovato, in fondo, fruitori felici per nulla intimiditi dall’arte.

La nota dissonante era rappresentata da una coppia di marmocchi sui 9/10 anni che passavano il tempo a tirare sassi bianchi (breccole), tratti dalle aiuole progettate dalla Hadid, contro l’edificio ed un’uscita di sicurezza in acciaio. Due bambini normali, ben vestiti, magari pure di buona famiglia. Due iconoclasti rompicoglioni , indifferenti a ciò che li circondava, già matematicamente proiettati verso un destino di infamia e teppismo.

Ovviamente dei loro genitori nessuna traccia ….