Sbagliare sempre, sbagliare tutto

Internet è velocissimo. Talmente veloce da essere virale. E il virus di internet fa male. Si chiama “essere fuori dalla realtà”. Al punto, che abbacinati dalla facilità (semplicità) di reperire informazioni -su cose tipo: “quanto dista la terra dalla luna”, “la frase celebre di Kafka”, il “nome di quell’attore lì”, la “discografia completa dei Talk Talk” ecc. – diamo tutto per scontato, acquisito, vero. Internet stimola la nostra pigrizia. Ci farcisce di informazioni, ma non accresce il nostro pensiero. Raramente stimola la critica.

Se metto in rete una citazione falsa (corredata anche da una bella foto), ho la forte probabilità che venga ripresa, fatta girare, amplificata, ricordata per sempre.  Che, quindi, diventi vera (“l’ho letto su internet!”) pur non essendolo.E non sempre smentire ha effetto.

E poichè la memoria è labile e lo spazio di incameramento cerebrale esiguo, appare evidente, vieppiù, che si viva tutti in qualcosa che non c’è.

“Four legs good, two legs bad!”

Quelli che capisci da subito che staranno sulle palle a molti

Appena vista la Fedeli salire al colle per prendere parte al nuovo governo “RenziesenzaRenzi”, senza saper proprio nulla di lei,  mi son detto: “ecco una che starà sulle palle da subito”. Così in maniera istintiva, senza un perchè. Una da odiare a prescindere come la Kyenge o la Boldrini.

E infatti …

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Uomini matti (i racconti del sottocasa)

Uomini matti, con la pistola giocattolo. Ne ho visto uno, ieri sera, che sbraitava, con forte accento campano, contro la propria immagine riflessa davanti ad una macchina per fototessere. Era proprio incazzato e ce l’aveva con sè stesso e sè stesso minacciava. Al punto, forse, da volersi uccidere a salve.

La cosa preoccupante era che aveva un figlio in carrozzina.

odori indescrivibili (i racconti del sottocasa)

Prendere la metropolitana a Roma è un’esperienza surreale (come  surreale è la vita).Oggi, ad esempio, salgo alla solita fermata,  carrozza in testa (come d’abitudine) e trovo accovacciato a terra un tipo massiccio, testa pelata, vestito con tuta e vecchio giubbotto. Intorno, il vuoto. Gente che si scansa, sguardi di riprovazione. La metro non era particolarmente piena (fatto insolito). Il tipo emanava un odore disgustoso. Forse un barbone con problemi mentali. Ad un certo punto si è liberato un posto ed il tipo si è seduto. E durante la corsa fino a quando sono sceso, ad ogni fermata, appena una persona si sedeva accanto a lui, ignara del perchè ci fosse così tanto spazio lì intorno, ho registrato le reazioni schifiltose delle persone. Quello che si è seduto con il sorriso trionfante (c’ho il posto e voi viaggiate in piedi) e  pochi istanti dopo boccheggiava disperato. Quella che era vestita elegante ed ha resistito per buona educazione un paio di fermate, ma poi no,… non  era proprio possibile. Chi  ha fatto il vago ed ha affrontato stoicamente la prova. Nella generale indifferenza di cuffiette e sguardi chini sui cellulari.

Niente di grave. Solo un pò di puzza.

 

captain fantastic (very boombastic)

Donne! Vedere Viggo Mortensen con i gioielli di fuori, in una delle scene di questo film, non ha prezzo. Ma, a parte la facile battuta, Captain fantastic, con o senza barba, è un film strano: una storia semi-surreale, un lungo funerale hippy, una tragedia sfiorata, un essere contro, ma non troppo. In fondo, una resa incondizionata al mondo di oggi che non lascia spazio a nessuna fuga o alternativa reale.  Un film amarognolo, anche un pò lento.

Però bello.

merendine

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(Snack preso alla macchinetta dell’ufficio in pausa pranzo. Niente ritocchi, photoshop, filtri, scie chimiche o avvistamenti di UFO).

Notate nulla? E’ una foto che mi rimanda ai tempi dell’Università, quando studiavo economia (oltre 20 anni fa). E’ una pratica normale della grande industria, perfettamente legale. Si traduce in questa formula:  quando non puoi alzare il prezzo di un prodotto, perchè sono aumentati i costi di produzione, puoi ridurre le quantità del prodotto stesso. Si chiama “sgrammatura” ed è la parte che manca dal bordo della merandina alla fine dell’involucro. La parte trasparente, insomma. E’ bello ritrovarsi dopo così tanto tempo.

 

 

 

e viva l’Italia (ma anche avanti Savoia)

Non sono mai stato un fan sfegatato di twitter, pur amando la sintesi e la proprietà di linguaggio. Lo odio poi sempre di più da quando è diventato uno strumento improprio nelle mani dei politici che hanno la fregola di comunicare al mondo cose davvero insulse.

Così l’ultimo tweet del dimissionario Renzi con cui saluta il mondo diviene rapidamente oggetto di divertito commento con le frasi di Osho. Ormai siamo alla fase 3.0, di cui lorsignori non sembrano proprio essersi avveduti:  che qualsiasi cosa si dica o comunichi, per quanto seria, dopo due secondi  è già parodia.

osho-renzi