“L’amante” è una figura (categoria?) che non conosce crisi. Esiste da sempre, in ogni luogo del globo, ed è causa, spesso, della rovina di uomini e donne. “L’amante”, in genere, viene tenuto/a nascosto proprio per evitare di incorrere in accidenti, scenate di gelosia, omicidi (vedi Baronessa di Carini), lancio di piatti o lettere aperte ai giornali (vedi Veronica Lario). Serve, essenzialmente a lenire le pene del cuore, ma aveva senso molto di più in passato quando alla base dei matrimoni c’era la convenienza (sociale e economica) e quasi mai l’amore. Per alcuni farsi “l’amante” serve a salire di status. Per altri è un diversivo. E’ indubbio che trattasi di costoso e complicato passatempo (vedi Piero Marrazzo), la cui vera molla dovrebbe essere almeno nel 99% dei casi la trasgressione ed il piacere del “proibito” (ma su questo aspetto direi che oggi, considerato che i veti cattolici sono un pò più blandi rispetto al passato, non c’è più quel gusto unico). Ovviamente, nell’era ipertecnologica presente avere “l’amante” è ancora più difficile, poichè i sistemi di controllo sono alla portata di tutti, dallo smartphone a “google street view”, ed ogni nostro passo viene tracciato e spiato dai satelliti (verrebbe quasi da rifugiarsi “into the wild”).
(gli amici ritratti nella foto, disponibile su google maps, sono irriconoscibili. E non hanno l’amante)
Quindi l’idea di Spike Jonze di fare un film su un uomo che si innamora di un sistema operativo (OS1) che diviene il suo “amante” mi è piaciuta assai.