quando solo il brutto sopravvive

Il sisma del 24 agosto ultimo scorso è stato l’ennesimo salto nel peggio dal punto di vista dell’informazione. Rispetto al 2009 (L’Aquila) ho assistito al preponderante strapotere dei social netework per rapidità di diffusione delle informazioni e sopratutto delle cazzate. Ormai la spirale di degenerazione non sembra conoscere limiti: è una continua ricerca di responsabilità, cause, concause, “io l’avevo detto“, livore e metterci dentro cose incredibili e non necessarie (vedi polemica inutile sugli immigrati o considerazioni amene sulla solidità degli edifici costruiti al tempo del ventennio. Il nostalgico ci sta sempre). In realtà oggi non esiste più “l’informazione”. Esistono dei tipi che vanno in giro armati di smartphone (a volte telecamera), che riprendono a casaccio. Ci sono persone che confezionano bufale di ognì ordine e grado e le veicolano via web. Costringendo altri a fare ricerche ed a controreplicare alle bufale. In un vano e sterile affastellarsi di parole, immagini, meriti e demeriti.

In questo mare di macerie (morali e spirituali), si staglia in tutta la sua bruttezza, il   simbolo del sisma: l’orrore architetteonico di colore rosso costruito negli anni 50 sul corso principale di Amatrice. Rimasto quasi intatto, mentre intorno la bellezza si sbriciolava per sempre.

Avete vinto.

edifcio rosso amatrice

disgrazie

Le cose che mi infastidiscono di più durante le tragedie nazionali (terremoti ed alluvioni in primis) sono il profluvio di pareri non rischiesti, le esternazioni bieche ed utilitaristiche alle spalle dei morti, i commenti roboanti dei sapientoni,  le ricette salvifiche a posteriori, le cazzate sui social che lievitano di minuto in minuto.

Insomma, tutto l’inutile contorno, mentre ALTRI stanno facendo il loro dovere.

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Aleppo la bigia

Corpi che vagano/ di silenzi pieni d’oblio/ di sangue che scorre goccia a goccia/ di battiti immobili/ di rivoli di sudore tra la polvere/ di lamenti di corvo”. Piccolo Omran che ti posso offrire? Potresti essere mio figlio. Tu che sopravvivi in una città popolata da arabi, armeni, curdi, circassi, turchi, cristiani e giudei. Patrimonio dell’umanità. E su quell’umanità ogni giorno nuove bombe. Che ti posso offrire? Il nome di un albero che porta il nome della tua città. Qualcuno ne pianterà ancora, e di nuovi, sulle sponde del mediterraneo. Per ora l’uomo si pasce di cenere.

beach volley

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Nel 1910 (o giù di lì) per andare al mare una donna si doveva acchittare come nell’immagine sopra riportata.

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Nel 2016, invece, a Rio, si può scegliere liberamente tra il completino di sinistra e quello di destra.

L’emancipazione femminile (che passa anche attraverso il corpo)… quanta strada ancora da fare, rifare, variare, riprovare …

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(mosaici di epoca romana – Piazza Armerina)

zombies

I social networks (ed in particolare Facebook) giocano grandi scherzi. Mi riferisco alle notizie che si ripropongono (come i peperoni) ad anni di distanza. In questi giorni, ad esempio, è tornata urgentemente alla ribalta la morte del Cardinal Tonini (2013) e della distruzione di un gesso del Canova (stesso anno).  La reazione dei più è “poretto, come mi dispiace” (nel caso del Cardinale) e “maledetti tutti” (nel caso del gesso). Insomma cordoglio ed indignazione a scoppio ritardato, perchè all’epoca dei fatti molti di noi pensavano ad altro e non hanno “registrato” gli eventi. Il che pone inquietanti domande sulla labilità della memoria, sulla sovrabbondanza dell’informazione e sul poco spazio cerebrale a disposizione. I paradossi sono più di uno: siamo super informati molto tempestivamente, ma il tempo di decadenza di una notizia è rapidissimo; non riusciamo più a conservare l’informazione o le dedichiamo un’attenzione superficiale; abbiamo lasciato ad altri il controllo dell’informazione e rischiamo di essere in qualche modo manipolati se vengono meno gli strumenti del controllo incrociato;   infine, abbiamo delegato quasi in toto ai social la gestione dei nostri umori quotidiani, senza realmente renderci conto di cosa accade nel mondo.

Adesso vado che devo rispondere ad un post di John Lennon.

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1 agosto

E ci ritrovammo tutti qui, il primo di agosto. Iniziato con le nuvole veloci e l’umidità. Sotto il sole, con la terra che gira. E torme di zanzare, di turisti e vacanzieri. Asfalto e benzina, montagne e collina. Il metro quadrato in spiaggia, la lasagna, il primo bacio, l’acqua salata, la mamma in pasta. Ci trovammo qui, lungo un percorso a curve ampie e morbide, senza una vera meta, senza un vero destino.

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