gatti per casa

Sono pochi giorni che la nostra famiglia si è allargata con l’arrivo di una piccola micetta. Si chiama Nina (ma anche Luna, Kiki, Mici ecc. ecc.) ed è talmente vispa e curiosa che si infila in tutti gli angoli di casa. L’ho già trovata nella libreria, dietro il divano, nella cabina armadio, nella scarpiera… E’ un gioiello di animale,   specie quando le parte il motorino delle fusa. Per farla divertire abbiamo attrezzato diverse maniglie con spago e pallottole di carta, ma anche pupazzetti e palline. E la cosa  più bella è vedere la cura e l’intesa che ha subito stabilito con i marmocchi. Mondo gatto!

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parlar male dei tedeschi

In queste ore la credibilità di due entità astratte è stata disintegrata dal web senza alcuna pietà: Miss Italia e la Germania. La prima  era troppo facile da abbattere. La seconda, invece,  era  un bell’osso duro. Per anni ci siamo deliziati con reportage di vario taglio e misura su quanto fosse bella ed efficiente la Germania, su come fosse potente economicamente la Germania. Su come siamo tutti stati fregati dalla Germania. Appunto. Com’è facile ridurre ogni cosa a stereotipi, a barzellette, a facili accostamenti e disfattismi. Il mondo che ci circonda viene accettato sempre acriticamente. Ci facciamo bastare quelle cose lì. Perchè siamo pigri. Bene: abbiamo scoperto che i tedeschi ci provano a fare i furbetti, come tutti del resto. Anche nel campo automobilistico.   Ma ricordo  alcuni anni fa quando fu presentata la Classe A della Mercedes e di come un impietoso test su pista ne avesse messo in luce difetti di tenuta di strada clamorosi. Cosa fa la differenza e la forza dei tedeschi? Che anche dal caso Volkswagen, pur avendo per ora distrutta  la credibilità, ne usciranno bene, perchè qualcuno si metterà intorno ad un tavolino e riuscirà a risolvere la criticità. E ripartirà con nuovo slancio, avendo imparato dagli errori. Come è stato per la classe A che ha la sua bella fetta di mercato e non è sparita dalla circolazione. Qualche crepa sulla non affidabilità ecologica dei tedeschi era stata, invero, prospettata anche nel caso della Golf 7 (ma in quel caso non riscosse lo stesso clamore. Forse i tempi non erano maturi?).  Noi, invece, dagli errori (storici e macroscopici) difficilmente impariamo. Ci rotoliamo dentro. Vedi Miss Italia. Infatti, viviamo in un paese di gente ignorante (e qui il divario ormai è irrecuperabile!) e innamorata del nulla televisivo (la grande buciarda!). Rimangono le piccole soddisfazioni, relegate solo al calcio internazionale (tipo Italia-Germania 4-3 in bianco e nero). Ma è poca roba.

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“I tedeschi amano gli italiani, ma non li stimano.
Gli italiani invece non amano i tedeschi ma, almeno fino a ieri, li stimavano.”

di libri e città

In pochi giorni ho terminato il saggio di Marc Augé “Disneyland e altri nonluoghi”, pubblicato nell’ormai lontano 1997, ma sempre attuale ed interessante. Si sono affollate un sacco di cose nella mia mente, mentre sfogliavo le pagine: i graffiti di Banksy  (la critica aprioristica alla società industrializzata e dei consumi), gli esiti infelici di certe periferie italiane (la difficoltà del vivere, ovvero gli esclusi dal bello a priori), le pazzie visionarie di alcuni architetti (Sant’Elia e la “città nuova”), i percorsi letterari aulici e straordinari di Italo Calvino (“Le città invisibili” è un c-a-p-o-l-a-v-o-r-o). E molto altro ancora e forse di più.

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sto un pò male

I bambini giocano alla guerra.
È raro che giochino alla pace
perché gli adulti
da sempre fanno la guerra,
tu fai “pum” e ridi;
il soldato spara
e un altro uomo
non ride più.
È la guerra.
C’è un altro gioco
da inventare:
far sorridere il mondo,
non farlo piangere.
Pace vuol dire
che non a tutti piace
lo stesso gioco,
che i tuoi giocattoli
piacciono anche
agli altri bimbi
che spesso non ne hanno,
perché ne hai troppi tu;
che i disegni degli altri bambini
non sono dei pasticci;
che la tua mamma
non è solo tutta tua;
che tutti i bambini
sono tuoi amici.
E pace è ancora
non avere fame
non avere freddo
non avere paura.

I bambini giocano di Bertolt Brecht