processi di integrazione perfettamente riusciti

Ricordo la prima volta che ho ascoltato “Good times” di Ghali: ero sicuro che dicesse “Ti prego non mi uccidere il burqa”. Poi ho scoperto che il ritornello è “Ti prego non mi uccidere il mood” e tutte le mie ansie son scomparse in un istante.

una certa idea di Europa

Esiste un rimedio che… in pochi anni renderebbe tutta l’Europa… libera e … felice. Esso consiste nella ricostruzione della famiglia dei popoli europei, o in quanto più di essa riusciamo a ricostruire, e nel dotarla di una struttura che le permetta di vivere in pace, in sicurezza ed in libertà. Dobbiamo costruire una sorta di Stati Uniti d’Europa“. Winston Churchill

Penso di essere nato nel secolo sbagliato e di aver avuto dei pessimi insegnanti.

E’ colpa loro se mi sono fatto l’idea che il Male assoluto fossero il nazismo e il fascismo e che dalle ceneri del secondo conflitto mondiale potesse nascere un ordine mondiale nuovo e diverso. Migliore. E’ colpa loro se mi sono fatto tatuare la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo su tutto il corpo. E sempre i cattivi i maestri mi hanno fatto immaginare un’Europa unita, coesa, solidale, finalmente libera da ogni particolarismo. SBAGLIATO!

Nel giro di circa ottanta anni le promesse, gli ideali, la visione sono stati sostituiti dagli interessi particolari, dalle beghe interne, dalla volontà di non collaborare. A nessuno dei paesi europei frega un’emerita ceppa di ciò che tocca agli altri. Anzi, ciascuno vuole continuare a prosperare a discapito degli altri. Le istituzioni europee sono un “corpo alieno” avulso dai contesti reali. Non esiste una politica estera comune, non esiste un esercito europeo, non esiste una politica interna. Abbiamo dei confini, ma vengono gestiti a “organo genitale di animale domestico” (vedi i recenti rafforzamenti militari al confine tra Italia e Francia, solo per citare un esempio). Dunque, adesso viviamo in un’Europa vuota, piena di vuote promesse e di belle frasi incise su pietra. Dove ci porterà tutto questo? Al lento ed ineluttabile declino.

Che meravigliosa occasione sprecata.

ascoltami (musica passeggera)

Questo post esaurirà il suo effetto in un clic, come quei messaggi autodistruggenti tipici dei film di spionaggio in voga anni fa. Esso è basato su una classifica, al 15 settembre 2023, che riguarda i brani più ascoltati in Italia. (C’è della gente che si occupa di questo e viene pagata). Su venti brani, 13 sono di artisti italiani. Come considerare questo dato? Forse, sulla spinta del rinnovato auto-protezionismo di governativa impronta, stiamo riscoprendo l’italico bel canto? I nostri interpreti sono più bravi degli stranieri? Difficile dare una risposta, ma la classifica è questa. Muoio.

POSIZIONEBRANOARTISTA
1(It Goes Like) NananaPeggy Gou
(Spin-Go!)
2ParafulminiErnia (con Bresh & Fabri Fibra)
(Island / Sony)
3ItalodiscoThe Kolors
(Warner)
4MercyThe Blessed Madonna (feat. Jacob Lusk)
(Warner)
5Dance The NightDua Lipa
(Warner)
6Single SoonSelena Gomez
(Virgin)
7Ragazza SolaAnnalisa
(Warner)
8Un Altro MondoMerk & Kremont (con Tananai & Marracash)
(Sony / Island)
9Abbiamo Vinto GiàTiziano Ferro (con J-AX)
(Virgin / Sony)
10MakebaJain
(Sony)
11Una canzone senza tempoLigabue
(Warner)
12Ci pensiamo domaniAngelina Mango
(BMG)
13SevenJung Kook (feat. Latto)
(Virgin / Sony)
14JadedMiley Cyrus
(Sony)
15Alta mareaCoez e Frah Quintale
(Carosello / Warner)
16Sulla pelleIrama e Rkomi
(Warner / Island)
17Rubami la NottePinguini Tattici Nucleari
(Sony)
18LambadaBoomdabash (feat. Paola & Chiara)
(Capitol / Sony)
19Iniziamo dalla fineEmma
(Capitol)
20Pazza MusicaMarco Mengoni e Elodie
(Sony / Island)

giorni

Volevo scrivere un post sul 30 agosto, un giorno un pò particolare perché è rotondo, è ancora estate, ma si avverte che da lì a 48 ore il panorama generale sarà destinato a cambiare drasticamente (rientro dalle ferie, inizio delle scuole ecc. ecc.). Poi mi sono distratto e non ho potuto più tesserne le lodi, come avrei desiderato.

Adesso siamo alla vigilia di altre date che si ripresentano in maniera regolare da alcuni anni. Per esempio, c’è l’8 settembre. Molti lo ricordano per l’armistizio (nel 1943) e quest’anno visto che le ricorrenze sono di numero pari ci sarà più fuffa del solito.

Quindi, arriverà anche l’11 settembre e tutti ricorderemo l’attentato alla Torri gemelle (dove eravamo, che stavamo facendo in quel mentre …) e ci saranno di nuovo quelli che racconteranno la teoria del complotto e si presenteranno espertissimi in calcolo del cemento armato. Poi ci saranno i nostalgici di Salvador Allende (nel 1973) e del suo testamento spirituale (che si è avverato).

Spizzando tra le memorie sepolte non mancheremo di ricordare altri episodi, sempre se la pigrizia non prenderà il sopravvento.

Il 15 settembre del 2006, ad esempio, ci lasciò Oriana Fallaci che sulla questione terrorismo islamico scrisse parecchio (giusto per restare in tema) suscitando non poche inutili polemiche.

Il 19 settembre del 1959 il Presidente del partito comunista sovietico Nikita Krusciov non poté visitare Disneyland per motivi di sicurezza, causa troppe persone mascherate (magari c’è rimasto male e per questo si è incaponito a mandare i russi nello spazio, chissà…)

Il 22 settembre del 1980 l’Iraq ha invaso l’Iran (e le conseguenze le scontiamo tutt’ora)

Piuttosto, il 26 settembre si ricorderà l’uscita nel 1969 di “Abbey road” l’album dei Beatles cui sono sentimentalmente molto legato.

Insomma, come detto sopra, settembre è sempre stato un mese trafficato.

E il 30 agosto mi manca già molto.

Oppenheimer

How can I save my little boy/ from Oppenheimer’s deadly toy?”

Sono andato a vedere il nuovo film di Christopher Nolan, dedicato al fisico americano, a capo del progetto “Manhattan” che ha donato all’umanità il primo ordigno di distruzione di massa mai concepito, canticchiando questa canzone di Sting contenuta nell’album “The dream of the blue turtles”. La canzone di Sting dal chiaro intento pacifista, in un’epoca in cui Russia ed America si confrontavano schierando missili e minacciando di premere pulsanti di lancio, non teneva in debito conto degli scrupoli morali e delle tribolazioni che ha vissuto il protagonista della storia. Nolan ha messo su un film bello, lungo, teso, soprattutto nella parte dell’esperimento nel deserto e nel confronto politico, in anni in cui la guerra fredda rendeva difficile esprimere idee controcorrente. Oppenheimer è stato accusato velatamente di essere una spia dei russi e di essersi opposto alla creazione della bomba ad idrogeno. Ed in ogni modo si è cercato di distruggere la sua carriera e la sua credibilità. Le priorità sembravano altre, molto ben descritte nell’episodio dell’incontro con il Presidente Truman (magistralmente interpretato da Gary Oldman), tronfio ed orgoglioso di possedere il giocattolo atomico, senza comprenderne la reale portata.

La paura della bomba ha ispirato tanti film (dal “Dr Stranamore”, passando per “War games” solo per citarne un paio), ma nell’opera di Nolan c’è un’abilità di narrazione, supportata da una potente colonna sonora e dalla recitazione di attori davvero notevoli, che lo rende importante. Si esce dalla sala un pò più consapevoli di quanto la mente umana riesca a sondare l’universo e lo spazio, per il puro piacere della speculazione, e al contempo, sia in grado di generare mostri autodistruttivi. Materia ed antimateria; buon senso e follia.

Consigliato vivamente. Il film, non la bomba atomica.