1984

C’era grande attesa per il 1984. Era arrivato l’anno simbolo descritto nel libro di George Orwell. Dunque, si stava lì pronti a fare paragoni tra il presente e la società distopica descritta dallo scrittore inglese. Il mondo reale del 1984, per fortuna, non era quello del libro. E tutti avevano tirato un sospiro di sollievo.

Ma la visione tetra e opprimente immaginata da Orwell, il pensiero dominante e undirezionale, il controllo pervasivo della realtà che attraversano quelle pagine non avrebbero avuto difficoltà ad affermarsi, in forme e espressioni nuove e diverse, nei decenni successivi. Anzi, sono ancora in costruzione, erodendo a piccoli passi, concetti, abitudini, percezioni.

Oggi crediamo di essere liberi, responsabili ed autonomi, ma abbiamo ceduto senza troppi ripensamenti, grandissimi spazi di libertà. Siamo seguiti, monitorati, classificati, schedati, aggregati, orientati in maniera talmente subdola e discreta da non farci percepire alcuna paura o minaccia.

Il “Big brother” è qui, da grandissimo tempo. Mascherato da algoritmo. Sempre più performante, intelligente, ricco. Orienta, convince, si appropria. Presto inizierà a modificare, a sostituire. A riscrivere la storia. Gli stiamo consegnando le chiavi del pensiero, dell’analisi critica, del contraddittorio. Lo stiamo facendo in maniera volontaria.

E non sapremo più tornare indietro.

si trasforma in un razzo missile

Nell’ambito delle polemiche politiche che non hanno una ragione, si affaccia, per un breve lasso temporale, anche quella che riguarda il calendario dell’Esercito per l’anno 2024. Colpevole, per alcuni, di sottendere una “velata” apologia del fascismo, poiché, nelle sue pagine, si parla di militari che hanno combattuto prima e dopo l’8 settembre del 1943. Il suddetto calendario ce l’ho appeso al muro e, quindi, mi sono detto “vediamo se hanno ragione”. Ne ho sfogliato le pagine, ho letto la presentazione a firma del Generale di Corpo d’Armata Pietro Serino e mi sono scorso tutte le figure ricordate. Sono 12 militari (più quattro) medaglie d’oro al valor militare. Gente che, in linea di massima ha fatto una brutta fine, a causa dei nazi fascisti: torturati, fucilati, morti in combattimento. Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo: fucilato alle Fosse ardeatine; Antonio Cianciullo: massacrato a Cefalonia; Francesco Donnini Vannetti ucciso a Porta San Paolo a Roma; Gastone Giacomini ucciso sulla Linea gotica. Gente che ha scelto di stare con i partigiani o di fare la guerra di liberazione. Sì, nel calendario si ricordano anche gli episodi in cui quegli stessi personaggi, all’inizio del conflitto bellico, erano stati impiegati su vari fronti (greco albanese, russo, Africa orientale). Dunque, avevano combattuto la guerra voluta dal fascismo e si erano distinti. Ma dopo l’8 settembre avevano fatto una scelta coraggiosa, maturata nel corso degli eventi. Ecco, non considerare il prima e il dopo, significa non capire la storia. O peggio non conoscerla. Si è arrivati alla Repubblica ed alla Costituzione solo perché decine di persone come loro hanno capito qual era il lato giusto della Storia. Pur essendo partiti, in origine, da posizioni diametralmente opposte. Il fascismo non si è prodotto da solo. Il fascismo non è caduto da solo. Se si ha chiaro questo semplice assioma, forse si potrebbero risparmiare molte inutili chiacchiere.

a braccia tese

La distanza che intercorre, a Roma, tra Via Acca Larenzia e la sede dell’IISS “Charles Darwin” è di soli 400 metri (5 minuti a piedi). Il liceo è ospitato in un palazzone degli anni 60, non particolarmente bello, che si affaccia su Via Tuscolana, nell’omonimo quartiere (che ha una popolazione di circa 99 mila abitanti). Come gran parte degli edifici scolastici italiani sconta, almeno da un punto di vista architettonico, quell’irrefrenabile impulso dei geometri-architetti di modellare i luoghi destinati all’insegnamento secondo canoni estetici prossimi alla case circondariali, con il chiaro scopo di mortificare gli alunni e ridurre ogni velleità ad apprezzare il tempo che viene trascorso tra i banchi di scuola.

Sarà per questo motivo che la facciata principale, prospicente ad un’arteria di grande scorrimento, viene utilizzata per “l’estro creativo” di writers, ma soprattutto dei fascistelli che vivono nel quartiere che la usano per appiccicare i loro manifesti inneggianti alle lotte, ai camerati caduti e a tutto l’armamentario ideologico che si portano dietro.

Il rito va avanti da molti anni, INDISTURBATO: basta fare un giro sulla rete per trovare decine di articoli di cronaca che riportano sempre le stesse notizie. Il raduno di decine di simpatizzanti, l’affissione di manifesti per tutta la città, le marce, le braccia tese. Al seguente link trovate la manifestazione del 2019, pubblicato sulla pagina di fanpage con un filmato molto interessante: qui.

Un pò inquietanti tutte le camicie nere che sfilano ordinate per le vie della città. Niente DIGOS, niente interrogazioni parlamentari. Tutto lecito, tutto perfetto.

Nel 2018 la facciata della scuola era stata pulita (a spesa dei contribuenti) per togliere di mezzo scritte ed altre amenità (incluso uno “splendido” striscione dedicato alle vittime delle foibe). In tale occasione l’allora Assessore alla scuola, cultura e sport dichiarò:

i vandalismi che deturpano le pareti esterne delle scuole contribuiscono a creare quell’idea di abitudine al degrado, all’abuso, all’arbitrario e protervo spregio delle regole del vivere comune contro cui cerchiamo, insieme alle comunità scolastiche, di reagire. Il messaggio educativo che, sostenendo l’operato del personale delle nostre scuole e affiancandoci ad esse nel costante sforzo di rendere concretamente operante il rispetto della Costituzione, ci impegniamo a trasmettere alle giovani e giovanissime generazioni è quello di non rassegnarci alla sensazione di frustrazione e impotenza di fronte alle ‘brutture’ etiche prima ancora che estetiche, bensì di continuare a tutelare in modo pacifico ma determinato i nostri “beni comuni”: il contributo di ognuno di noi è importante in tal senso, per quanto piccolo possa sembrare”.

Tutto inutile, nel giro di poco tempo le brutture son tornate, più copiose di prima.

Nel 2024 una nuova scritta, a caratteri fascisti è comparsa sulla facciata della scuola, omaggio proprio Acca Larenzia: «1978 – 7 gennaio – 2024. Se il mio sangue sgorga sarà più caro e fecondo alla mia stirpe», si leggeva. E poi una croce celtica col riferimento esplicito ad Acca Larenzia. Tutto rimosso, prima che gli studenti entrassero in classe. Considerate le dimensioni dello striscione e il fatto che tutti gli anni l’operazione si ripete, presumo che molti abbiano fatto finta di non accorgersi, nè hanno messo in campo alcuno strumento dissuasivo (telecamere di sicurezza, pattuglie di vigilanza, ecc?).

Dunque, la facciata del Liceo è una sorta di enorme lavagna su cui è lecito affiggere ciò che si vuole. Un poco come quando si andava a scuola e si scriveva sulla superficie di ardesia con il gessetto “Tizio ama Caia”, “Forza Roma o Forza Lazio” o i più artisticamente dotati disegnavano organi genitali di varie forme e dimensioni.

Il dibattito politico dopo il 7 gennaio si affievolirà nuovamente. Negli scantinati, più o meno clandestini, i grafici fascisti sono già all’opera per realizzare il prossimo manifesto.

Intanto, ironia della sorte, mi viene da chiudere questo breve sfogo con le parole dell’uomo cui è dedicata l’incolpevole scuola sulla Tuscolana: “L’uomo, nella sua arroganza, si considera una grande opera, degna dell’intervento di una divinità. Più umile e, credo, più verosimile, ritenerlo creato a partire dagli animali“.

Di bestie si tratta, appunto, dal braccio teso.

aggiungi un posto ai Golden globes

Lo scopo di questo rapido post non è quello di fare la pubblicità alla serata appena occorsa dei Golden Globes, ma di farmi rifulgere di luce e bellezza in quanto annotato nella lista delle poche persone che hanno visto in Italia, al cinema, il film “Anatomia di una caduta” (“Anatomie d’une chute” di Justine Triet) prima che venisse premiato.

Film che consiglio vivamente in special modo a chi ama il cinema francese (il che esclude circa il 90% degli italiani) e le storie che esplorano psicologie e personaggi non banali.

Viva Sandra Hüller e la Turingia intera.