smetto quando voglio

Venerdì scorso io e l’amore mio siamo andati a vedere (forse con colpevole ritardo) il film “Smetto quando voglio” (parte seconda). Il primo ci era piaciuto, il secondo un pò meno. Ma non è di questo che volevo parlare, bensì di quanto suoni ironico (?) il titolo, a poche ore dalla morte di Dj Fabo. Ovvio che accostare un film leggero al tema tragico dell’eutanasia potrebbe sembrare una cazzata. Però, in queste ore di accesi dibattiti mi sono sentito un pò come lo spettatore ignorante che assiste alle peripezie del dream team delle smart drugs alla ricerca delle nuove formule da consegnare alla Polizia.  Io in chimica sono sempre stato una pippa e, quindi, mi avvicino con reverenziale  ed ebete epressione a formule del tipo:

pentobarbital-2d-skeletal

che voi tutti, invece, maneggiate con grande abilità e dimistichezza. E’ la formula del Pentobarbital, il barbiturico  che viene assunto dal paziente in maniera volontaria (il suicidio deve essere attivo, non passivo) per andare di là. Lo usano in veterinaria per analogo scopo (sugli animali ovviamente) e anche per le esecuzioni dei criminali condannati negli USA.   Quindi, mai detto fu più vero che la morte ci accomuna e non fa discriminazioni. Se intendete acquistarlo on line, per un incontenibile spirito di emulazione (una sorta di Je suis Charlie a prescindere che scatta sempre quando si parla di battaglie per i diritti civili, mentre viviamo in una società di merda che affonda nella merda ordinaria delle auto in doppia fila, delle discariche a cielo aperto e della mancanza di senso civico normale) sappiate che lo potrete comprare on line in uno degli innumerevoli siti che lo reclamizzano quasi fosse acqua minerale. Non vi arriverà mai a casa poichè si tratta di truffe (ma pare che il Procuratore Guariniello alcuni anni orsono sia riuscito nell’impresa).

Detto ciò vivere è un inferno e morire pure.

monumento ai vinti (ed all’instabilità del tempo)

Domenica di sole. Temperature miti. Blocco (finto) del traffico a Roma. Ci armiamo di metropolitana (ligi come sempre), skateboard e monopattini per fare una passeggiata al centro. Le vie pullulano di romani, turisti e varia umanità. Come al solito, mi metto a fotografare opere di street art e particolari architettonici di una bellezza gratuita e sconvolgente. Roma nel suo disordinato degrado regala vibrazioni e bellezza. Arriviamo fino al Colosseo con li piccini, fendendo ali di popolo felice e spensierato, zizzagando tra blindati militari in assetto di guerra, artisti di strada che suonano hang drum (la reintrepretazione  orginale degli svizzeri del contenitore per la fonduta), ballerini di   break dance e finte copie viventi del Papa. La vita è bella. Il Colosseo è fotografato da ogni lato e prospettiva, mentre intorno sciamano facce di tutto il mondo e bimbi in costume di carnevale (inclusi i bambini travestiti da centurione romano, forse abusivi … ). La vita è bella 2.    Davanti al Colosseo c’è una statua in bronzo di un artista argentino. Un enorme cavallo tatuato e smembrato. Non un cartellino che indichi titolo e spieghi perchè sia lì in un’aiuola polverosa vicino al basamento del colosso di Nerone.  Al popolo non interessa molto, purchè il selfie o la foto ricordo venga bene. In effetti, la luce ieri era davvero fantastica. La vita è bella 3.

lapidarium-colosseo
lapidarium

il dolore

Premetto subito: non sono un esperto. Quindi, secondo le buone regole, non dovrei parlare. Però, provare almeno ad elaborare un pensiero, in questo mondo confuso e dissonante, mi sarà concesso.

Questione liberalizzazione delle droghe leggere ed in particolare “cannabis”.

I fautori dicono che è arrivato il momento; che il proibizionismo è fallito; che si continua ad alimentare la malavita; che se i ragazzi si buttano dalla finestra per un controllo della Guardia di Finanza la colpa è dello Stato (cioè di tutti noi) che guarda ai piccoli (che spacciano liberi e giocondi) e non reprime i grandi (mafia, narcos e cattivoni in generale).

Mi sono letto parecchi articoli e sciroppato parecchie posizioni (Saviano, Civati, i radicali, i rapporti sugli effetti delle droghe leggere – solo per citare alcuni casi, non necessariamente i migliori). Eppure c’è sempre una cosa che non mi torna. La cannabis (almeno così dicono i medici, non gli sciamani) è sostanzialmente utile per usi terapeutici ed, in particolare,  come sostanza inibente il dolore.

Quindi, se l’obiettivo della liberalizzazione è di consentire un uso lecito e, si presume, massiccio (su cui far pagare tasse, accise, IVA ed altri balzelli, al pari di tabacco, benzina, sale e alcolici che non fanno bene alla salute), con conseguente liberazione dal senso di colpa e dal fascino del proibito, in ultima analisi lo dovremmo fare per fuggire dal “dolore” in cui siamo immersi.

Ma allora, non sarebbe meglio agire sulle cause del “dolore” piuttosto che affidarsi alla  fuga in un mondo “psichedelico”, irreale quanto basta? A me sembra un pò una roba da vigliacchi.

f88707c15ff0ec2f057dca226be35c07

com’è strano dare fuoco alle palme a Milano

Fosse ancora vivo Dino Buzzati, chissà come l’avrebbe presa questa storia di palme e banani piantati da una multinazionale americana sulla piazza del duomo a Milano.  Gli imbecillotti comuni hanno messo in piedi la solita cagnara su “Difendi Milano” dal complotto (giudaico-massonico che va sempre di moda, và), ma qui si rasenta il ridicolo. Che male vi hanno fatto le palme? Con la loro storia che affonda in tempi lontanissimi. Motivo di ispirazione architettonica, ma anche diffuse un pò ovunque, anche lontano dall’areale di origine. Alcune palme resistono al freddo e si possono trovare addirittura in Scozia e Norvegia. Non è mirabile l’adattamento? Uno pensa che la palma sia solo in Egitto e se la ritrova in Asia, Africa, Australia ed Europa.

E poi, vogliamo parlare della simbologia cristiana (se è quello il problema delle radici culturali e religiose nazional)?  La palma è il simbolo del martirio. La si trova raffigurata su epigrafi,  tombe, affreschi, sarcofagi ecc associata al monogramma di Cristo. Che vogliamo fare? Niente più domenica delle palme?

Dai su difendiamo Milano:  dai mostri nella testa dei buzzurri ignoranti.

c_2_foto_201046_image

e che ci facciamo con il settantasette?

Che ci facciamo con il ’77? Non è una posizione da kamasutra. Hanno ammazzato un Presidente del Consiglio dei Ministri che non era dei peggiori (mentre altri avrebbero meritato l’inferno e, invece, sono ancora qui). Quelli del “movimento” si sono sistemati bene (più o meno) ed hanno lasciato dietro di sè solo macerie. Gente che oggi ha superato i 60 anni. Vecchi, insomma. Che stiamo a rimpiangere? Le P 38?

05

 

 

gli incivili invincibili

Questo fine settimana ho fatto una gita con i pargoli a Tuscania. Abbiamo visitato il borgo e poi ci siamo fermati a vedere la Chiesa di Santa Maria Maggiore. Un capolavoro di architettura, con la sua facciata ed i suoi interni spogli e corrosi dal tempo. Ci son cose lì, dentro e fuori, che suscitano stupore e meraviglia. Ogni volta che mi accosto ai monumenti ho sempre una certa reverenziale prudenza. Mi nasce spontaneo il senso di rispetto per l’ingegno dell’uomo, per la ricerca della bellezza. Pervaso da cotali alti sentimenti  mi sono avvicinato al presbiterio. Sul lato sinistro c’è un altare  con “fenestrella” elemento tipico delle “confessio” ossia i luoghi di sepoltura divenuti centri di devozione. E lì inciso nell’intonaco più e più volte c’era il nome di una fanciulla. Che, nel 1955, trovandosi a passare da quelle parti, trovò il tempo per lasciare la propria firma: nome e cognome.

Ecco a 62 anni esatti dall’impresa, o grafomane di cui voglio dimenticare il nome, mi auguro che tu sia morta tra indicibili sofferenze o che abbia avuto una vita grama e priva di soddisfazioni.