Cinema natalizio

Cambiano le abitudini, si ingrandiscono le televisioni, si espandono i divani, si eseguono tamponi. Ad ogni modo, in questi giorni mi sono sparato “È stata la mano di Dio” (di cui ho già parlato), “Don’t look up” (che nonostante le promesse e il gran parlare mi ha un po’ deluso), “the Joker” (sufficientemente angosciante) e “When we were young” (molto carino).

Buona visione a voi.

vigilia

Vigilia di qualcosa che giunge ogni anno e passa troppo in fretta. Ci arrivo sempre “lungo” a questo appuntamento, con uno slancio determinato da altre cose. Mai un momento per fermarsi a pensare, mai un momento per raccogliersi un pò. Lo odio questo tempo superficiale, fatto di cose inutili, di ridondanze e di spreco. Rivorrei indietro lo stupore di quando ero piccolo e qualche innocente illusione. Un pò di felicità. Anche una molecola di gioia andrebbe bene.

tenia la manita pagajosa

Paolo Sorrentino non è tra i miei registi preferiti. Ma è colpa mia. Pesa il giudizio negativo su “This must be the place” e, forse, anche il successo fuori misura de “La grande bellezza” (versione aggiornata di un delirio felliniano, travisato a partire dal titolo). Invece.

Invece, “E’ stata la mano di Dio” centra in pieno l’obiettivo. Per la scelta dei luoghi, dei personaggi, della ricostruzione meticolosa degli interni, per il percorso intimo e personale descritto senza scivolare in mielisimi ed autocommisarazioni. Bello. E spero premiato. Chissà.

Sweet Loretta Fart

Nel momento in cui Paul McCartney imbraccia il suo basso e comincia a strimpellare i primi accordi di quella che poi diventerà “Get back”, George Harrison si concede uno degli sbadigli più lunghi della storia del rock and roll.

Il giorno in cui John Lennon viene ucciso con un colpo di pistola, Yoko Ono torna a casa, si fa un wisketto e fotografa gli occhiali insanguinati del cantante con lo sfondo dello skyline di New York.

La vita è strana.

«Meanwhile back at home too many Pakistanis,
Living in a council flat
Candidate Macmillan, tell us what your plan is,
Won’t you tell us where you’re at»

Limonare con Limonov

Prima di leggere il libro di Carrere dedicato allo scrittore ed attivista russo Limonov, neanche sapevo che fosse esistito tale personaggio. Per tutto il tempo in cui mi sono dedicato a leggere (diversi giorni , considerato che il volume è piuttosto spesso) ho sempre avuto la strisciante sensazione che, in realtà, Limonov fosse un personaggio di fantasia. Una sorte di invenzione narrativa, scaturita da una mente fervida e burlona. Anche perché i titoli delle opere dello scrittore sovietico sembrano, a loro volta, delle parodie.

Invece.

Invece, Limonov è esistito veramente ed ha fatto tutto ciò che è descritto nelle pagine del romanzo autobiografico. Ma sarebbe ancora più bello se, Limonov non fosse mai esistito e, a loro volta, le notizie che si trovano su internet fossero il frutto di un gioco letterario, di una finzione in cui, alla fine, non si distingue più il possibile dall’ astratta e verosimile proiezione dell’immaginario.

Limonov è morto il 17 marzo 2020. Un nazista bolscevico …