Quando ripenso alla mia adolescenza, agli oggetti ed ai desideri che la popolavano, uno spazio particolare va riservato alle scarpe da ginnastica. Erano un segno distintivo in base al quale si veniva giudicati, accettati o respinti. Possedere un certo tipo di scarpe, una certa marca, un certo modello significava assurgere all’empireo degli eletti, demarcando un rito di passaggio importante quasi quanto la pubertà o la prima rasatura di baffi e mento. Come tutti gli oggetti che hanno a che fare con la moda, si può essere “in” o “out”. Per me, le scarpe da ginnastica erano le adidas (non c’erano nike, reebok, lotto, diadora, ellesse, new balance, asics che potessero tenere il passo). Ancora ricordo il sottile piacere nella scelta della scarpa in negozio e la sensazione di onnipotenza emanata dalla scatola azzurra con le tre bande bianche (divenuta in più di un’occasione contenitore per lettere e fotografie). Un paio di scarpe poteva durare anni, poichè la gamma di articoli era meno vasta di oggi. E un paio di adidas rom erano un paio di adidas rom (senza se e senza ma).
Il 18 agosto di quest’anno l’adidas, nel frattempo divenuta multinazionale dello sport, ha festeggiato i 65 anni di prospera attività. Nata dall’intuizione di due fratelli (che poi litigarono e da lì nacque un altro colosso dello sport, la Puma), dimentica del proprio passato nazista (particolare accuratamente omesso nel profilo storico dell’azienda), produttrice delle scarpe di decine di campioni cui tutti vorremmo assomigliare un pò (incluso James Cleveland Owens, che era nero e vinse a Berlino ’36, di fronte al Fuhrer, anche grazie, chissà , alle scarpe fornite dal sig Dassler), proiettata verso il futuro della prosperità industriale grazie al calcio, alle sponsorizzazioni ed alla voglia della gente di divertirsi ed essere sempre e comunque cool.
E allora cantiamo tutti in coro:
My Adidas, only bring good news
And they are not used as felon shoes
Wear black and white, white with black stripes
The ones I like to wear when I rock the mic
On the strength of our famous university
We took the beat from the street and put it on TV
My Adidas are seen on the movie screen
Hollywood knows we’re good if you know what I mean
We started in the (alley) now we chill in (Cali)
And I won’t trade my Adidas for no beat up Bally’s
My Adidas…