tra “poraccitudine” e neoliberismo

Sono belli questi dibattiti accesi su questioni di principio del tipo: “Aboliamo i voli dei jet privati perché inquinano” (e sono, soprattutto, la manifestazione delle disparità di ceto)”. Un mondo più democratico (e forse anche più libero) è quello in cui tutti si vola “Low cost”. In cui non esiste la “prima” e la “seconda classe”. In cui si va a pranzo e cena tutti a mensa. In cui si compra tutti uguale e ci si veste con l’uniforme di Mao (triste e grigia). In cui l’individualismo è sinonimo di egoismo. Le comprendo queste battaglie volte a eliminare le disparità. In cui pochi ricchi prevaricano milioni di poveri. Le comprendo e le trovo al contempo antistoriche e già sconfitte in partenza. Poiché i milioni di “poveri” , in cuor loro, cullano un solo sogno: riuscire, per qualche oscuro o fortuito accidente, a liberarsi dalla condizione di “schiavo” per salire di qualche gradino o arrivare addirittura al vertice e contemplare dal terrazzo di un loft ammobiliato e lucente di marmi e cristallo, con un bicchiere di Martini in mano, la moltitudine che spinge e impreca là sotto. E invida, e stringe i denti e maledice perché non è riuscita ancora ad affrancarsi, a vincere la “lotteria”. Ma se solo avesse potuto … Il modello capitalistico al momento trionfa. E ci porterà dritti alla tomba a bordo di un fiammante SUV Ferrai da 390mila euro. Tutti quanti. Finalmente, liberi. Finalmente morti.

proforma

Sono tempi di campagna elettorale. Ogni giorno un politico si sveglia e sa che dovrà correre più veloce di un altro politico (ovvero spararne qualcuna grossa) se vorrà acchiappare una poltrona (quest’anno ne sono a disposizione molte di meno e non è detto che questo sia un bene). Rispetto al passato (era il 2018, sembra un secolo fa) la mia posizione è vieppiù sconfortata e sarà davvero difficile scegliere nel panorama di faziosi, voltagabbana, smentiti, porelli e pesciaroli che agitano i caroselli mediatici. Il termometro politico registra sussulti fascistoidi e la conferma empirica l’ho avuta leggendo i commenti sotto il post della candidatura di Ilaria Cucchi (sorella del povero Stefano)  nelle liste dell’Alleanza Verdi e Sinistra. Un profluvio di insulti e sberleffi che spaziavano da “opportunista” a “incapace” fino ad “arrivista e profittatrice del dramma familiare”. Tutti negativi, tutti critici. Tantissimi. Mi sono detto: qualcosa mi deve essere sfuggito nella narrazione dei fatti. Possibile che una delle più lunghe e dolorose battaglie per la difesa dei diritti civili che hanno agitato le aule dei tribunali e dato il via a dibattiti, interviste, film e documentari non sia stata compresa da così tante persone. Possibile mai? Possibile, anzi certo! Se ancora qualcuno è colto da sussulti nostalgici del tipo Berlinguer in braccio a Roberto Benigni e il PCI primo partito comunista europeo, sappia che l’Italia di oggi si è posizionata da tutt’altra parte. Quei miti lì, non esistono più. E le scelte di campo saranno d’ora in poi sempre sbagliate.