pennacchioni

Perchè scegliamo i libri come nostri compagni di viaggio? Cosa guida la nostra curiosità? Cosa ci piace e cosa no? Il punto centrale è la bravura dello scrittore. La sua capacità di saperci coinvolgere, trascinare dentro la storia, emozionare ed arricchire. Un libro è un libro (ultimamente meno cartaceo, ma pur sempre hardware): può avere una bella copertina, può incuriosirci per il titolo o per il suo incipit. Dentro il libro (perchè nei libri si entra: a passo di danza, in punta di piedi, a passo veloce, trascinando i piedi) ci sono le parole. Se il libro è bello, le parole non sono mai casuali, accozzate, o brutte. Le parole sono vivide e belle. Le puoi accarezzare, ritrovare, declinare, capire e fare tue. Un libro vive, indipendentemente dal suo autore, di cui potremmo non sapere nulla, neache che volto abbia. Così per anni, ho letto i libri di Daniel Pennac. Che trovo davvero divertenti, arguti ed interessanti. E fino, a ieri, non sapevo neanche come fosse fatto lo scrittore francese. Ho finito di leggere “Diario di scuola” (che consiglio vivamente) e mi son chiesto, per la prima volta: “allora, sto Pennac che faccia avrà?” Un pò ho esitato, quasi stessi per infrangere un piccolo segreto, ma poi l’ho cercato su internet e… sorpresa … Pennac è proprio come me l’ero immaginato.

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scrutatio magistralis

Quando, in un certo periodo della mia vita, ho affrontato il catechismo per adulti (ognuno c’ha le sue strane forme di perversione), uno degli esercizi da svolgere era la scrutatio, ovvero aprire a caso la Bibbia, leggere un passaggio e scoprire, come per magia, che tali parole possono aprire spunti di riflessione, coincidenze e sovrapposizioni spazio-temporali. L’idea di fondo è che sua entità suprema ti parla ed è in grado di indicarti una via, anche quando meno te lo aspetti. Da alcuni anni ho smesso di porre domande a Dio (che comunque continua a volermi bene, ne sono sicuro), volgendo lo sguardo altrove. Ma ho scoperto, incredibili dictu, che il metodo della scrutatio, funziona anche con la letteratura  (però quella buona e di livello).

E bastano poche righe per svoltare la giornata.

la diffidenza

Stamane il mio amico “senza fissa dimora” (vedi post precedente), si godeva il sole all’angolo della strada. Dritto, solenne, faccia al sole. C’era gente che passava, che aveva da fare (abbiamo tutti un sacco di cose da fare) e lui, lì a godersi i primi raggi. Un pò l’ho invidiato.

Al baretto, una signora acida ha avuto qualcosa da ridire sul mio amico.  Trovava “sconveniente” che potesse fare colazione insieme agli altri. Magari le faceva pure un pò senso: “Oddio, usa magari la stessa tazzina, o, peggio, i servizi igienici, che orrore, che tempi!”

Morirai sola e di terribile malattia, è il mio augurio più sincero, inutile essere diffidente.

 

la democrazia del cappuccino e la vita in 3-D

Il  baretto vicino l’ufficio, dove di solito consumo il mio cappuccino giornaliero,  è frequentato ormai  da alcuni giorni da un “senza fissa dimora”. E’ un ragazzo giovane, mite e dalla curiosa capigliatura crespa e lunghissima (sembra quasi un cespo elettrizzato) che indossa ciabatte infradito, pantaloncini corti ed una maglietta. Nonchè i suoi inseparabili occhialini in 3D.  Gli avventori del bar gli offrono sempre a turno la colazione (latte tiepido e cornetto) ed il nuovo amico si gode il mondo accanto a banchieri ed impiegati,  donne delle pulizie e turisti, giovani studenti e casalinghe, tutti accomunati dalla democrazia del cappuccino.

In 3D.

interstizi musicali: il parere del non-esperto

“Gran finale sul palco di Apple con l’esibizione dal vivo di Wolfgang Amadeus Mozart che ha presentato il nuovo album ‘Eine kleine Nachtmusik‘. Il nuovo disco del compositore sarà disponibile gratis su iTunes “come regalo” della Apple. Non è la prima volta per Mozart sul palco di Apple: la star era già comparsa dieci anni fa accanto a Steve Jobs per il lancio di una edizione speciale dell’iPod”.

Ve l’immaginate questa scena?

La storia della musica è legata a doppio filo ai supporti per riprodurla. Ascoltare dal vivo Mozart, all’epoca, durante i suoi tour, è cosa diversa da sentire la sua musica suonata, 200 anni dopo, da bravi musicisti. Se nel 1700 ci fosse stata la possibilità offerta dalla tecnologia moderna non penso che il grande compositore si sarebbe sottratto al fascino dei bei dollaroni.

A latere: la musica si è “dematerializzata” (occupa solo memoria su supporti vari ed eventuali), ma son tornati di moda i cuffioni. Per cui, magari c’hai il mini smartphone, ma indossi alle orecchie roba che manco negli anni ’80 … !

E per concludere: mai fatto suonare un 33  a 78 giri? Son cose che non potete capire, o voi della generazione accarezza schermi …

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e dai, non fare l’orsa!

Tanti anni fa, in una bella canzone che si intitolava “Big yellow taxi”, Joni Mitchell cantava: “They paved paradise/ and put up a parking lot“. Che andrebbe tradotto grossomodo così: “Hanno asfaltato il paradiso/ e ci hanno costruito sopra un bel parcheggio”. Era il 1970 e si iniziava (timidamente) a parlare di ambientalismo, poichè cominciavano ad essere evidenti i danni prodotti dall’industrializzazione e dal capitalismo. Dai noi c’era Pasolini che, nei suoi scritti,  descriveva in maniera lucida la fine dell’Italia agricola e l’orribile progresso della catena di montaggio. Il processo sarebbe stato ineluttabile e avrebbe prodotto: poli chimici inquinanti, fabbriche di automobili e città industriali, chilometri di autostrade e scorie e monnezza in quantità. Ovunque l’uomo si è applicato scientemente a ricacciare indietro boschi, natura, animali. Ovunque l’uomo si è impossessato dell’ambiente ed ha lasciato dietro di sè una scia rivoltante di morte (fiumi inquinati, mari inquinati, laghi inquinati, campi inquinati). Quello stesso uomo che cerca rifugio in paradisi di plastica, anela a mete esotiche incontaminate, costruisce obbrobri architettonici e mette il cemento ovunque. Quell’uomo che ha perso ogni contatto con la natura: non ne riconosce più i suoni, non distingue un ranuncolo da una margherita, non sa nulla di animali, ecosistemi, biodiversità (boh, e che d’è?), selvatichezza.

Non disturbiamo “l’uomo” con serpenti, lupi, pipistrelli, rapaci, orsi ed altre amenità primitive: ha da correre al centro commerciale a comprar qualcosa di nuovo (magari l’aifon6 che c’ha pure gli uddue dentro).

Buon riposo Daniza, nel paradiso degli orsi.

 

They took all the trees, put ‘em in a tree museum/And charged the people a dollar and a half just to see ‘em

diaframmi

Tra me ed il mondo c’è una differenza. Una tavoletta di cristallo e alluminio che è il mio occhio, ma anche una separazione. E’ troppo piccolo per nascondermi, ma io ci sto dietro. E vivo quello che succede intorno a me, attraverso un oggetto. Sono circondato da persone, ma non comunico con loro; condivido, piuttosto. Colgo dettagli, scelgo il banale cercando di innalzarlo a qualcosa di diverso. Allora la tavoletta aggiunge filtri ed imbelletta. E il quotidiano diventa un missile sparato nello spazio. Così mi illudo che ci siano milioni di occhi che fissano quel punto, quella scia di vapore e luce che solca uno spazio vuoto. In cerca di uno stupore già vecchio e consumato, di un passo verso l’altrove che è già noia e consuetudine.

Finchè dura la batteria.

mille giorni di me e di te

Ok ragazzi, abbiamo un piano:  passo dopo passo !!!

E’ tutto colorato, pieno di figurine, frasi in grassetto  e frasi ad effetto. E’ molto social, quasi un’app (mi ricorda pure un pò il software di Android). E’ moderno, è slang, è neologizzante (la “riformite” per esempio). E’ simpatico, molto simpatico. E c’ha pure il conto alla rovescia come per gli eventi sportivi.

Bastasse questo …