sacro gra

Metti una sera a cena al ristorante cinese (vicino Porta Pia) con, tra le varie portate, un pollo thai molto speziato. Metti che è passata un’altra settimana di lavoro. Metti che la serata è tiepida ed in giro ci sono poche macchine. Metti che  il titolo ti suona bene. Metti che al cinema “Quattro fontane” la sala 1 è molto bella e grande, con tutto quel legno e le poltroncione rosse e comode.

Poi inizia il film e la delusione si profila inequivocabile: storie, o meglio pezzi di storie, raccolte qua e là cercando di costruire qualcosa (indagine sociale? illustrazione del mondo dell’emarginazione? “intanto film e poi vedo come viene?”). Al che ti viene da chiedere al regista: perchè l’hai fatto? Perchè immagino quest’uomo che ha girato ore ed ore di film, da cui ha tirato fuori questo “succo” senza capo nè coda, e provo pietà per lui.   Avverto nel cinema italiano una forte nostaglia (ed un forte richiamo) nei confronti di Federico Fellini. Ma per quanto si (s) tenti ad imitarlo, invocarlo, rievocarlo,  il risultato è sempre piuttosto scadente (vedi anche “La grande bellezza”). Se qualcuno l’ha già detto, l’ha già raccontato, che bisogno c’è di infierire sullo spettatore, facendosi pure assegnare il Leone d’oro (altro mistero che manco i templari se lo sognano)? Sì, viviamo in una società brutta, insensibile, anestetizzata, cattiva. Lo vedo, lo vediamo tutti i giorni. Cosa mi vuoi raccontare in più? Dove sta il valore aggiunto che dovrebbe uscire dall’opera filmata?

Vero ed unico protagonista, il puntruolo rosso (simbolo anche del film) che rode indisturbato il cuore delle palme (simbolo dell’anima dell’uomo)  mentre le macchine girano, girano, girano sull’anello di Saturno che circonda Roma.

 

oggetti di uso quotidiano

00db0e1ca582ff75860cd58bf1e69342bb6e8b3c_mQuesto oggetto è la manifesta dimostrazione della superiorità alemanna: esso è un comodo ventilatore da tavolo (da me posseduto in età giovanile e finito, purtroppo, in qualche recondito cassetto) ove si fondono rigore, semplicità delle forme e funzionalità. E sopratutto fa quello per cui è stato progettato: aria.

Insomma, l’oggetto simbolo perfetto per festeggiare la terza vittoria consecutiva della Merkel.

DFW (memento)

Ogni giorno ci sono qualcosa o qualcuno da ricordare. Non parliamo del mese di settembre: in pochi giorni l’8 settembre e poi l’11 settembre (quello delle Torri Gemelle negli USA e quello di Salvador Allende in Cile). Ma poi c’è il 12 settembre di David Foster Wallace. E questo mi piace commemorare. Un amico fragile e prolifico, “avantpop”. Scomparso, ma vivo nelle pagine tracimenti di appunti, note e circonvoluzioni. Non c’è nessuno paragonabile a DFW.

E mò beccatevi la citazione:

“Se siamo gli unici animali a sapere in anticipo che moriremo, siamo anche probabilmente gli unici animali a sottometterci tanto allegramente alla prolungata negazione di questa verità importantissima e innegabile. Il pericolo è che, mano a mano che nell’intrattenimento le negazioni della verità diventano sempre piú efficaci, pervasive e seducenti, finiremo col dimenticare che cosa negano. È spaventoso. Perché a me sembra cristallino che, se dimentichiamo come morire, finiremo col dimenticare come vivere.”